TORTORA, RUBAGOTTI: “IL DOCUFILM DI CRESPI PER CONOSCERE LA VERITÀ SULLA GIUSTIZIA ITALIANA”

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Di Vittoria Dolci – Continua il successo del docufilm realizzato dal regista Ambrogio Crespi, “Enzo Tortora, una ferita italiana”. Tutto è iniziato il 12 novembre del 2013 quando per volontà di alcuni esponenti del mondo politico bipartisan, il documentario sulla vicenda giudiziaria che ha investito il noto presentatore di “Portobello”, è stato proiettato presso la Camera dei Deputati.

Proiezione dopo proiezione, il lavoro di Crespi ha raggiunto una fama nazionale ed internazionale notevole. “Mi sto impegnando affinché ci siano altre proiezioni nelle prossime settimane e spero di convincere altri compagni di partito di altre zone del paese a farlo proiettare nelle loro realtà”. Queste le parole usate da Gianni Rubagotti, iscritto all’Associazione Radicale Enzo Tortora – Radicali Milano, che ha rilasciato un’intervista alla redazione di Data24News. Rubagotti aveva infatti partecipato alla visione di “Enzo Tortora, una ferita italiana” a Lissone, dove è intervenuto assieme al legale difensore di Tortora, Raffaele Della Valle.

Perché è importate continuare a diffondere il docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana”?

Innanzitutto a rischio di sembrare un cortigiano (tanto chi mi conosce sa che sono proprio il contrario) bisogna dire che al di là del suo valore artistico, il documentario di Crespi si è rivelato uno strumento che ha reso possibile quello che nient’altro a mia conoscenza oggi è in grado di fare. Piccoli comuni dove non c’è nemmeno un radicale hanno chiamato di loro iniziativa per trasmettere il film, ricordare la battaglia di Tortora e del Partito Radicale, discutere e informare di giustizia. Grazie a Crespi io sono stato relatore dopo la proiezione fatta a Lissone, un comune in una zona come la Brianza dove non ci siamo quasi più, avendo una sala piena davanti e accanto l’avvocato Della Valle. Credo che molte delle persone in sala pensassero che da tempo siamo morti e sepolti come partito. La realtà è che lo siamo per i mezzi di comunicazione, a parte poche eccezioni come la vostra testata e il quotidiano “Cronache del Garantista” ma in mezzo a mille difficoltà siamo vivi come mai. Proprio per questo, per quel poco che posso, mi sto impegnando affinché ci siano altre proiezioni nelle prossime settimane e spero di convincere altri compagni di partito di altre zone del paese a farlo proiettare nelle loro realtà.

"Enzo Tortora, una ferita italiana" di Ambrogio Crespi
“Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi

Lei ha proposto un’iniziativa particolare per promuovere la proiezione del docufilm. Ce ne vuole parlare?

Nel 2003 sono stati istituiti i Comitati degli italiani all’estero, una specie di consigli comunali eletti dalle comunità italiane all’estero. Sono moltissimi e stanno per essere rinnovati con nuove elezioni. Secondo me è fondamentale provare a coinvolgerli per proiettare il film all’estero: ci sono già i sottotitoli in inglese e quindi anche molti stranieri potrebbero vedere il film e conoscere la disastrosa realtà della giustizia italiana, che poi è la disastrosa situazione dello stato di diritto in generale in questo paese. Teniamo anche presente che spesso gli italiani all’estero vivono in paesi con una situazione economica più florida della nostra e credo che molti di loro sarebbero contenti di aiutare economicamente chi sta cercando di migliorare la loro terra d’origine.

Come intende promuovere questa proiezione?

Come detto mi sto muovendo per i comuni della mia zona, ma ho dato a Crespi un contatto per una importante città di provincia su cui per ora non dico di più. Poi ci sono altre città dove ci sono compagni radicali. Questo è un lavoro che dovrebbe fare il partito, e che il partito non fa. E da buon nonviolento cerco di prefigurare il cambiamento che vorrei invece di limitarmi a lamentarmi.

Quale ricordo personale ha della vicenda di Tortora?

Ero un bambino e ho solo qualche flash, mi ricordo Tortora che a una trasmissione-asta per i terremotati a fronte di un telespettatore che offriva soldi per le sue scarpe se le è tolte e ha condotto scalzo, mi ricordo la serata del suo ritorno in TV, mi ricordo la telefonata a Radio Radicale fatta prima di morire per rispondere a un giornalista che lo aveva già dato per morto. Quello che è successo ho potuto capirlo solo dopo.

Quale secondo lei il momento più evocativo del docufilm?

Il discorso al ritorno in TV è sempre emozionante. E attuale.

Che messaggio intende dare all’estero attraverso il docufilm di Crespi?

Lo stesso messaggio che i partigiani italiani cercavano di dare ai connazionali che erano all’estero ai tempi del Duce. Non lasciatevi abbagliare da quello che dicono i moderni cinegiornali e le veline dei palazzi. E che ripetono spesso acriticamente i corrispondenti delle testate straniere in Italia. Cercate di aiutarci a far diventare il nostro e vostro paese un luogo dove valga la pena di tornare. Infine colgo l’occasione per invitare tutti il 16 novembre alla 26^ Assemblea Annuale Ordinaria dell’Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano.

Fonte: Data24News

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