THINK NEWS: SUL CASO TORTORA L’EX PM DIEGO MARMO ANCORA DEVE CHIEDERE SCUSA

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Il neonominato assessore alla legalità del comune di Pompei Diego Marmo sembra esigere oggi il diritto all’oblio per quella storia con cui in alcuni lo ricordano: essere stato il pm di udienza del processo di primo grado contro Enzo Tortora e avere chiesto la sua condanna a dieci anni e sei mesi definendolo “un cinico mercante” di morte.

C’è solo un particolare che stona in questa richiesta: sarebbe più facile dimenticare la sua requisitoria del primo luglio 1985 se solamente Diego Marmo, che non è un privato cittadino ma una persona che si appresta a assumere per nomina un importante incarico politico, assessore alla legalità a Pompei, avesse mai chiesto scusa per quel gravissimo errore.

Un errore che, è bene ricordarlo, provocò enormi sofferenze a un cittadino inerme e innocente che poi a questa storia non sopravvisse, essendo morto di cancro solo tre anni dopo la conclusione di quel tragico processo di primo grado. Che per fortuna altri magistrati in appello e in Cassazione capovolsero completamente nel verdetto.

Diego Marmo dovrebbe a mio avviso seguire il consiglio del deputato del Pd Michele Anzaldi e presentarsi, per chiedere scusa alla cittadinanza di Pompei ( e a tutti gli italiani) alla proiezione del docufilm di Ambrogio Crespi che il sindaco che lo ha nominato a quel posto, Nando Uliano, potrebbe a propria volta organizzare.

Neanche a farlo apposta le prime immagini del docufilm che ha smosso le coscienze di tutti coloro, e non sono pochi, a cominciare dai parlamentari italiani ed europei, che lo hanno visto, sono proprio quelle della requisitoria di Diego Marmo.

Chissà magari anche Marmo potrebbe commuovesi rivedendo i fotogrammi di quello che è stato un imperdonabile errore di valutazione commesso in gioventù.

E proseguendo nella visione del docufilm potrebbe anche riconoscersi nel gesto di Paolo Gambescia, ex giornalista de “L’Unità” e del “Messaggero” (nonché ex direttore della seconda testata) che fu l’unico a chiedere pubblicamente scusa alla famiglia di Enzo Tortora dopo la sua morte. E che ancora oggi quando parla di quella vicenda prova un po’ di vergogna.

Diego Marmo ha un’occasione irripetibile per fare i conti con questa vicenda e chiudere per sempre una polemica semplicemente porgendo quelle scuse che per quasi trenta anni non ha ritenuto di dovere porgere.

A quel punto la sua pretesa di avere diritto all’oblio sarebbe più ragionevole e non suonerebbe invece un po’ stonata.

Perché senza queste scuse tale pretesa sembrerebbe quasi un’implicita rivendicazione della bontà del proprio operato di allora ,di quella requisitoria e di quelle parole a un tempo retoriche e feroci con cui il primo luglio 1985 definì il galantuomo Enzo Tortora “un cinico mercante di morte”. Davvero troppo per una persona che sta per diventare assessore alla legalità nel comune di Pompei.

Fonte Think News

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