17 giugno 1983/17 giugno 2013. Il calcolo è facile 30 anni giusti giusti, trent’anni fa veniva arrestato Enzo Tortora. Un arresto mediatico, finito su tutte le prime pagine dei giornali, su tutti i telegiornali, un tam tam di notizie che accusavano il più famoso presentatore della tv italiana di associazione a delinquere di stampa camorristico. Perchè con questo capo d’accusa, emesso dalla procura di Napoli in quel 17 giugno Enzo Tortora finiva in carcere.
Un’innocenza urlata a gran voce, da lui, dalla sua famiglia, da chi lo conosceva. Una colpevolezza sbandierata, dalla magistratura, in base alle dichiarazioni di una serie di pentiti, e dalla stampa che sottopone il presentatore di “Portobello” ad una vera e propria gogna mediatica. Il ragionevole dubbio non esiste Enzo Tortora è colpevole, il sarcasmo si spreca, non viene data nessuna alternativa.
Oggi il nome di Enzo Tortora è stato riabilitato, anche grazie ad un’assoluzione con formula piena avvenuta il 15 settembre 1986. Ma il suo è stato un vero e proprio calvario l’assoluzione del 1986 era stata preceduta da una condanna a 10 anni il 17 settembre 1985 sulla base delle accuse dei pentiti. Quel giorno la stampa gioisce, esulta.
Enzo Tortora è oggi un simbolo, il suo nome incarna la “malagiustizia”. Quando era ancora in vita si è reso strumento e mezzo per la difesa e la tutela, per lo smascheramento del non giusto. Oggi lo vogliamo ricordare sorridente e combattivo e per non dimenticare e non dimenticarlo Ambrogio Crespi sta curando la realizzazione di un docufilm, prodotto da Spin Network, che attraverso molte voci, da quella di Francesca Scopelliti (ex compagna di Tortora e senatrice) a Vittorio Pezzuto, autore del libro “Applausi e Sputi”, del giornalista Vittorio Feltri,di Andrea Falcetta, legale della famiglia Tortora, Mauro Mellini, ex parlamentare del Partito Radicale, del Magistrato Corrado Carnevale e di Raffaele Della Valle, ex legale difensore di Enzo Tortora e tante ancora, vuole rendere omaggio alla memoria di un uomo che è un vero e proprio simbolo.
Fonte ThinkNews