SUL QUOTIDIANO “IL DUBBIO” MARIA BRUCALE SCRIVE DI “SPES CONTRA SPEM, LIBERI DENTRO”

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Riporto questo articolo di Maria Brucale, uscito su Il Dubbio il 3 Aogsto 2016.

“Spes contra Spem, Liberi dentro”, il film documentario del regista Ambrogio Crespi, è stato ammesso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica, la Biennale di Venezia 2016.

Il lavoro di Crespi, prodotto da Nessuno Tocchi Caino e da Index Production, ha come tema centrale proprio la speranza intesa non come un anelito cui tendere ma come un impeto di azione: essere speranza! Mostrare un cambiamento che è possibile perché è. “Spes contra spem” era il titolo del VI Congresso di Nessuno Tocchi Caino, tenuto nel carcere di Opera, tratto dalla Lettera di San Paolo ai Romani sull’incrollabile fede di Abramo che “ebbe fede sperando contro ogni speranza”.

Protagonisti del film sono un gruppo di persone detenute al carcere di Milano Opera, tutte da oltre un ventennio, le loro vite segnate dal crimine e percorse dal rimorso e dallo struggimento, i loro giorni spezzati, quando erano ancora ragazzi, da errori purtroppo irrecuperabili, il loro cammino di consapevolezza e presa di coscienza di un sé dapprima smarrito. Gaetano, Orazio, Alfredo, Vito, Roberto, Ciro, Rocco, Giuseppe, sono ergastolani ostativi. Hanno commesso reati contemplati dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario.

spes contra spem il dubbio ambrogio crespiLa norma preclude a chi ha commesso quei delitti (c.d. reati ostativi), tra cui, primi, i reati associativi, l’accesso ad ogni beneficio penitenziario ed alla liberazione condizionale, salvo che collabori con la giustizia o che la sua condotta collaborativa sia divenuta inutile o inesigibile. L’ergastolo per i reati contemplati dall’art. 4 bis O.P. si espia per intero. E’ morte viva; assenza di aspirazione di recupero, di reinserimento o di rieducazione, di proiezione. E’ sottrazione di qualsivoglia spinta di cambiamento; è apparenza di vita.

E’ il “fine pena mai”, 9999, come si trova scritto ormai negli ordini di esecuzione pena emessi dalle Procure, la suggestione di un numero periodico che si ripete, all’infinito, indicazione balorda e subdola di un tempo che non può arrivare. L’ergastolo ostativo è vistosamente incostituzionale. Chi subisce una condanna deve poter dare una proiezione alla sua speranza, individuare un obiettivo certo cui tendere, credere che avrà un’altra opportunità. Neppure il rimorso trova spazio in una pena senza fine. Perde ogni utilità l’ introspezione, la revisione critica del sé. Altro che rieducazione! Non ha senso la riabilitazione se non ci potrà mai essere restituzione alla società.

Ambrogio Crespi entra nella vita dei suoi protagonisti e spalanca una finestra di verità. Cambiare è possibile. Il carcere può essere un luogo di restituzione e di rinnovamento. Occorre avere fiducia e credere. Ricordare che dietro il reato e gli assurdi sbarramenti normativi astratti, ci sono delle persone. Nella casa di reclusione di Milano Opera, il Direttore, Giacinto Siciliano – insieme al Comandante Amerigo Fusco, al personale di polizia penitenziaria ed agli operatori intramurari – ha avuto fiducia. Ha creduto al cambiamento creando le premesse per un circolo virtuoso nel quale le Istituzioni diventano per le persone detenute una possibilità viva di rinascita che conduce ad una riconciliazione concreta con la società civile e con lo Stato.

Gli ergastolani di Opera hanno fatto parte di associazioni criminali, hanno commesso atroci delitti, hanno versato sangue e portato dolore e morte e ora ci regalano, con un atto di grande umanità e coraggio, la confessione struggente di chi, rivedendo se stesso e le proprie azioni passate, inorridisce, di chi sconfessa ogni scelta criminosa e la ripudia, di chi prende pubblicamente le distanze dalla delinquenza organizzata e la addita come fonte di perdizione e di distruzione. Il loro è un grido potente e rabbioso che non può rimanere inascoltato. Chi, in carcere come loro, espia un ergastolo ostativo, guardando il meraviglioso film di Crespi, non potrà non sentire un rigurgito nella sua anima che lo porti quantomeno ad interrogarsi sulla propria vita e sulla possibilità, ancora, di cambiarla.

Chi assisterà alla proiezione da uomo libero, con scetticismo, ancorato ad un cieco bisogno di punire, di arginare i colpevoli di crimini in una gattabuia senza ritorno né recupero, si troverà di fronte a uomini, che giovanissimi hanno interrotto le loro vite per spegnerle negli istituti di pena,  ai quali il carcere non serve più, hanno riconosciuto il male e lo hanno estirpato. Hanno diritto di tornare a vivere, ad essere, liberi.

Spes contra Spem, un grande lenzuolo bianco appeso ai balconi della legalità.