ROMACAPITALENEWS: “ENZO TORTORA, UNA FERITA ITALIA”. STORIA DEL DOCUFILM CHE HA CAMBIATO LA STORIA DELLA GIUSTIZIA

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

L’anno scorso di questi tempi iniziò un’avventura che avrebbe in seguito cambiato la sensibilità e anche la percezione della giustizia in Italia. A fine giugno 2013, infatti, iniziarono le riprese del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” che poi il 12 novembre successivo sarebbe stato proiettato per la prima volta davanti a un pubblico composto da deputati e senatori e personalità della politica come Marco Pannella e Rita Bernardini in un’aula messa a disposizione dalla Camera dei deputati. Che era stata sollecitata in tal senso da una petizione firmata da molti parlamentari, trasversale, e di cui si fece promotore il deputato del Pd Michele Anzaldi.

Ma prima di parlare del successo del docufilm nelle numerose proiezioni pubbliche davanti a politici, studenti, magistrati e personalità istituzionali varie, al Parlamento europeo come nelle università di mezza Italia e in decine di sale consiliari o messe a disposizione da comuni piccoli e grandi, a cominciare da quello di Roma che diede una sala del complesso dell’Ara Pacis, vale la pena di rammentare il “gran rifiuto” che venne da Marco Muller e dal festival del cinema di Roma di mettere in concorso nella sezione documentaristica il docufilm in questione. E neanche fuori concorso a dire il vero il docufilm fu accettato.  Per il festival di Roma fu un boomerang: uscirono più articoli sul fatto che era stato rifiutato un docufilm su Tortora che sui film in gara nell’edizione 2013.

Per “Enzo Tortora, una ferita italiana” fu al contrario l’inizio di una cavalcata trionfale (TUTTE LE TAPPE DEL LUNGO TOUR DEL DOCUFILM): tutti volevano vederlo come spesso capita delle opere di cui si parla nei media e che nessuno però ha potuto ancora giudicare. Così venne proiettato il 4 marzo anche al Parlamento europeo nella sala dedicata ad Altiero Spinelli, uno dei padri dell’Europa unita, e fu la prima volta che il nome di Tortora tornò a echeggiare in quel posto che lo aveva già visto sedere come eurodeputato nel 1984.

Tappe internazionali e nazionali, dunque, per un film che ha saputo rievocare e riportare all’attualità una storia che molti giovani non conoscevano e che qualche adulto aveva dimenticato. Le proiezioni, una dopo l’altra, hanno ricostruito una memoria storica fondamentale per il nostro paese, e hanno riacceso l’attenzione su una storia che è così ritornata nelle cronache dei quotidiani nazionali (LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI PUBBLICATI SUL DOCUFILM). Forte del suo valore anche fortemente pedagogico, “Enzo Tortora, Una ferita italiana” è stato proiettato anche in alcune università italiane come la Bocconi e straniere come quella di Exeter e di Bordeaux.

E la pellicola ha saputo ritagliarsi i suoi spazi anche all’interno dei festival cinematografici, a partire dal Riff che non ebbe i timori e il malinteso senso di opportunismo dimostrati da quello di Roma nell’accogliere e proiettare in concorso il docufilm, e arrivando al Salento International Film Fest che lo vedrà protagonista sabato 28 giugno alle 18:15 al cinema Paradiso di Tricase.

Da ultimo, ma non per ultimo, quest’opera che ha scosso le coscienze di chiunque l’abbia vista, ha provocato in maniera più o meno diretta anche questo colpo di scena dell’ex pm Diego Marmo. Che oggi, a distanza di 30 anni da quella requisitoria del 1 luglio 1985 in cui definì Tortora “un cinico mercante di morte”, chiede per la prima volta scusa alla famiglia di Enzo Tortora in un’intervista al quotidiano “Cronache del garantista”.

Ora ci si domanda cosa aspettino le televisioni a chiederne una copia per proiettarlo in prima serata di modo che tutti gli italiani abbiano finalmente la possibilità di vederlo.

Fonte Romacapitalenews

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