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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg
Di Monica Gasbarri* – “Era giusto modificare la legge sulla Responsabilità civile dei magistrati, per rendere più giusta e più reale la giustizia italiana”. E’ soddisfatto, Sandro Gozi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei: l’Italia ha fatto un importante passo in avanti e si è messa in regola di fronte all’Europa, che già ci aveva condannato per il mancato rispetto dei principi generali di responsabilità.
Si deve parlare di riforma della giustizia nell’interesse degli italiani, e quindi in maniera più laica di come non si sia affrontato fino ad ora questo argomento, sostiene Gozi, che chiarisce così l’importanza di un grande dibattito sul tema che lui stesso tra i primi ha sostenuto e portato avanti, anche partendo dal docufilm di Ambrogio Crespi su Enzo Tortora, emblema della malagiustizia in Italia e primo propulsore della necessità di riformare la legislazione sulla responsabilità civile delle toghe.
Intervistato da Data24News, l’esponente del Governo spiega perché questa legge è tanto importante e come influenzerà in concreto la vita dei cittadini.
Per la legge, ok definitivo della Camera a larga maggioranza
Finalmente è passata la legge per la responsabilità civile dei magistrati. Un traguardo importante che arriva dopo una lunga attesa…
Assolutamente. È una risposta importante agli italiani perché sappiamo che la legge Vassalli aveva dei fortissimi limiti che avevano reso impossibile o molto aleatorio vedersi veramente risarciti i danni causati dalla responsabilità civile dei magistrati, quindi era giusto modificare quella legge per rendere più giusta e più reale la giustizia italiana. E’ una risposta importante anche per quel che riguarda la nostra legalità europea.
C’era una sanzione che pendeva sul nostro paese…
Esatto, l’Italia a causa dei limiti e dell’incompletezza della legge Vassalli era stata già condannata e dal 2006 avrebbe dovuto mettersi in regola rispetto ai principi generali di responsabilità degli Stati per violazione del diritto e non lo aveva ancora fatto. Il paradosso era che gli italiani non solo avevano una giustizia ingiusta come cittadini, ma magari, come contribuenti, rischiavano di dover pagare delle sanzioni pecuniarie che partono da un minimo di quasi 9 mln di euro.
Ora possiamo dire ufficialmente che l’Italia si è messa in regola di fronte all’Europa?
Sì, ed era un passaggio fondamentale perché c’era una proceduta di infrazione aperta e rischiavamo molto. Ora, con la risposta che abbiamo adottato si dovrà chiudere formalmente anche il contenzioso con l’Unione Europea che è, certamente, uno dei punti importanti che hanno spinto la nostra decisione. Il primo e più forte, rimane tuttavia, la volontà di rendere la giustizia più giusta per gli italiani.
Ecco, in concreto, per i cittadini cosa cambia? Quali sono le novità?
Innanzi tutto, con l’eliminazione del filtro – che era un controllo preliminare dell’ammissibilità della domanda di risarcimento contro lo Stato – si rende molto più concreta la reale possibilità per i cittadini di vedere affermata la responsabilità civile dei magistrati. Si ampliano, si ridefiniscono e si integrano le ipotesi di colpa grave, quindi si potrà anche vedere riconosciuta la responsabilità civile del giudice anche se afferma un fatto inesistente o ne nega uno esistente. E la nozione di colpa grave sarà anche estesa all’emissione di provvedimenti cautelari o anche reali non motivati. Questo è un aspetto molto importante. Poi è aumentata la possibilità di rivalsa dello Stato nei confronti dei magistrati e questo ci permette di fare dei passi in avanti e di rendere più effettiva, più reale e concreta la legge.
Alcuni hanno sollevato il dubbio che una conseguenza di questa legge possa essere il rischio del moltiplicarsi dei ricorsi… E’ una circostanza che vi preoccupa realmente?
No, non credo che ci si debba preoccupare di questo. Doveva preoccupare molto di più l’illegalità di fronte all’Europa in cui si trovava l’Italia prima della nostra riforma, e i tanti casi di responsabilità mai accertata a causa del filtro che ha reso inammissibili troppe domande di risarcimento contro lo Stato.
Lei è stato uno tra i primi a sostenere la riapertura del dibattito sul caso Tortora, sostenendo la necessità di dare spazio al docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” del regista Ambrogio Crespi. Questo momento di riflessione bipartisan ha influito nel percorso che ha portato a questa svolta in fatto di responsabilità civile?
Secondo me assolutamente sì, perché le grandi questioni che interessano la società, come quella della Giustizia, vanno affrontate in maniera più laica di quanto non si sia fatto in questi ultimi venti anni. Altrimenti è impossibile parlare di giustizia e di riforma della giustizia nell’interesse degli italiani. Noi crediamo, invece, che una riforma della giustizia sia necessaria e che sia importante parlarne. Quel dibattito che abbiamo anche noi contribuito ad avviare, proprio partendo dal docufilm, sono convinto che abbia in qualche modo aiutato in questo obiettivo.
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