RESPONSABILITA’ CIVILE DI MAGISTRATI, WALTER VERINI: DALLA CULTURA E DAL FILM SU TORTORA DI AMBROGIO CRESPI UN IMPORTANTE CONTRIBUTO

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Di Paola Ambrosino *- Il Parlamento italiano ha finalmente scritto una pagina fondamentale per i tanti, troppi cittadini vittime della malagiustizia e beffati da un sistema che non paga mai per i propri errori.

La Camera dei deputati, infatti, ha approvato martedì sera il provvedimento sulla responsabilità civile dei magistrati, che riforma la legge Vassalli del 1988 mantenendo però l’impostazione di responsabilità indiretta e permette ai cittadini di citare lo Stato che, a sua volta, può rivalersi nei confronti del giudice in casi di negligenza o trasvisamento di prove o fatti.

Si tratta quindi di una legge che rende finalmente la giustizia più giusta, una legge alla cui approvazione hanno contribuito enormemente gli anni di battaglie dei Radicali e anche la cultura, come ad esempio “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi, che racconta il caso di malagiustizia più emblematico della storia, attraverso uno sguardo lucido e obiettivo e le parole dei protagonisti. Di questo ne è convinto Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia, intervistato oggi dalla nostra redazione in merito alla responsabilità civile dei magistrati.

On. Verini, il Parlamento ha finalmente approvato la legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Possiamo parlare di un primo passo importante verso la riforma della giustizia?

L’approvazione della responsabilità civile dei magistrati è un pezzo importante della riforma della giustizia che potrà dirsi completa quando avremmo approvato tutti i provvedimenti che riguardano il processo civile, le norme sul processo penale a partire da quelle che riguardano corruzione e reati contro la pubblica amministrazione. E ancora quando combatteremo le lentezze della macchina giudiziaria che davvero sono insostenibili per i cittadini e per le imprese. In questo quadro rientra la responsabilità civile del magistrati perché in 27 anni la legge Vassalli aveva ammesso soltanto 34 ricorsi di cittadini di cui solo 5 hanno poi avuto esito positivo. Questo significa che i filtri di ammissibilità sui ricorsi di fatto impedivano la tutela del cittadino nei casi di malagiustizia.

Fra l’altro, proprio il dramma della malagiustizia e le difficoltà dei cittadini nell’essere risarciti, sono alla base della procedura d’infrazione aperta dall’Europa contro il nostro paese. Senza una riforma avremmo rischiato milioni di euro di sanzioni?

Sì, l’Unione Europea ci ha imposto delle sanzioni, e se entro il 1° marzo non avessimo fatto questa legge, tra l’altro, avremmo dovuto pagare quasi 50 milioni di euro.

In questo contesto crede che sia stato utile il docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi per ricordare un caso emblematico di malagiustizia e evidenziare l’urgenza di provvedimenti seri ed efficaci?

Assolutamente sì. Chiunque si sia battuto in buona fede, e non con attacchi frontali alla magistratura come certe forze politiche, ha contribuito enormemente all’approvazione della responsabilità civile dei magistrati. Denunce civili come il film di Ambrogio Crespi sul caso Tortora o le battaglie dei Radicali sono stati importanti per questo passaggio.

Questa legge tiene insieme l’autonomia della magistratura e il diritto dei cittadini ad essere risarciti. Il ruolo di Crespi, della cultura, del cinema sono stati stimoli importanti.

Cosa comporta, nel concreto, la legge approvata dal Parlamento?

La norma approvata consente ai cittadini che ritengono di aver subito un grave torto di fare ricorso e vedersi risarciti i danni. Inoltre, evitando la responsabilità diretta (come qualche forza politica avrebbe voluto), che secondo noi avrebbe potuto suonare come intimidatoria, permette di tutelare l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati. Il ricorso si potrà fare e potrà essere vinto solo in casi di grave dolo e di grave negligenza, o in caso di travisamento macroscopico di prove e fatti, cioè in casi davvero seri di negligenza dei magistrati. Solo in questi casi quindi il ricorso potrà avere esito favorevole. Non è un attacco alla magistratura.

L’Anm, però, dice esattamente il contrario e accusa il Parlamento di aver dato il via libera a una norma contro le toghe.

L’Anm, diciamo così, deve far fronte a spinte al suo interno che vanno addirittura in direzione dello sciopero. Una posizione che io ritengo sbagliata e immotivata. Ripeto, questa non è una responsabilità diretta che potrebbe invece davvero colpire la libertà dell’interpretazione e di valutazione del magistrato: questa legge tutela i cittadini nei casi in cui è provata la grave negligenza o il travisamento dei fatti e delle prove. In genere i magistrati fanno bene il proprio lavoro ma quando non è così allora è giusto che i cittadini vengano risarciti facendo causa allo Stato e sarà poi lo Stato che, avendo accertato le colpe, si rifarà sul magistrato togliendogli al massimo il 50% dello stipendio. L’Anm dice cose che dal suo punto di vista possono essere comprensibili ma che, secondo me, sono sbagliate.

Orlando ha ammesso che potrebbe esserci la necessità di correggere alcuni punti?

Sì, come tutte le leggi anche questa ha bisogno di verifiche, monitoraggi, “tagliandi”. Tra un anno o due di applicazione, quando il ministero, il Consiglio superiore della magistratura e le commissioni che si occupano di giustizia avranno un primo quadro preciso allora potranno dirci se le norme approvate funzioneranno come vogliamo nell’interesse dei cittadini e dell’autonomia dei magistrati. Io penso che sia così e comunque verificheremo sul campo.

* Fonte Tazebaonews 

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