REPUBBLICA: CASO TORTORA, DOPO TRENT’ANNI LE SCUSE DEL PM

Hendrerit nibh praesent litora faucibus pulvinar elit sem nostra conubia ultricies scelerisque. Cubilia auctor maecenas ac mi turpis libero quam.

Commodo proin suscipit diam nascetur ante per auctor sapien maecenas mi consequat. Taciti torquent facilisis habitasse dignissim scelerisque libero eget. Cubilia nullam litora tincidunt erat ridiculus.

“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

“Ho richiesto la condanna di un uomo dichiarato innocente con sentenza passata in giudicato. E adesso, dopo trent’anni, è arrivato il momento. Mi sono portato dietro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora per quello che ho fatto. Agii in perfetta buona fede”. Inizia così la lunga intervista pubblicata da ‘Il garantista” e firmata da Francesco Lo Dico al pm Diego Marmo che accuso il presentatore di ‘Portobellò di essere un camorrista.

Marmo è stato nominato assessore alla Legalità a Pompei e dopo la sua nomina sono scoppiate molte polemiche perché ha dichiarato che il caso Tortora è stato solo “un episodio” della sua carriera. “In trent’anni non ho mai pensato o detto: chissenefrega del caso Tortora. Immaginavo – spiega il pm – che potessero sorgere polemiche sulla mia nomina. Ma alla fine ho deciso di accettare perché la situazione degli scavi di Pompei mi sta particolarmente a cuore”.

Marmo racconta che “il rammarico” per l’errore fatto “c’è da tempo” anche se “l’unica difesa che avevo era il silenzio”. Il pm, quindi, sollecitato dal giornalista, prova a spiegarsi: “Il mio lavoro si svolse sulla base dell’istruttoria fatta da Di Pietro e Di Persia. Tortora fu rinviato a giudizio da Fontana. io feci il pubblico ministero al processo. E sulla base degli elementi raccolti, mi convinsi in perfetta buona fede della sua colpevolezza. La richiesta venne accolta dal tribunale”.

Quindi per il pm furono in “molti, in giro, i Diego Marmo. Ma sul banco degli imputati sono rimasto solo io”. A contribuire alla gogna nei suoi confronti fu la dura requisitoria durante la quale definì Tortora “un cinico mercante di morte”, un “uomo della notte”. “Certamente – spiega ancora Marmo – mi lasciai prendere dal temperamento. Ero in buona fede. Ma questo non vuol dire che usai sempre termini appropriati, e che non sia disposto ad ammetterlo. Mi feci prendere dalla foga”.

Al termine dell’intervista, arrivano le scuse di Marmo. “Non ho mai pensato di raccontare il mio stato d’animo sino ad ora. Ho creduto che ogni mia parola non sarebbe servita a niente. Che tutto mi si sarebbe ritorto contro. Ho preferito mantenere il silenzio”. Ma “ho richiesto la condanna di un innocente. Porto il peso di quello sbaglio nella mia coscienza. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora per quello che ho fatto. Posso solo dire che l’ho fatto in buona fede”.

“Le scuse di Marmo vanno salutate positivamente. Ora l’ex magistrato si adoperi per coinvolgere nelle scuse anche i suoi ex colleghi che all’epoca contribuirono a quella sentenza indegna, come Lucio Di Pietro e Felice Di Persia”. Lo dice il deputato del Partito democratico, Michele Anzaldi e segretario della commissione di Vigilanza Rai.

“Nella sua richiesta pubblica di scuse – spiega Anzaldi – il neo assessore del Comune di Pompei ricorda che non fu il solo giudice a sbagliarsi con Tortora e cita i nomi di chi si occupò dell’istruttoria, del rinvio a giudizio, della sentenza di condanna. Marmo potrebbe promuovere un momento di riflessione, coinvolgendo gli altri protagonisti di quella triste vicenda che ancora oggi mette a dura prova la fiducia dei cittadini nella giustizia. Se Marmo vuole veramente dare seguito alla sua ammissione di colpa di oggi, promuova un incontro pubblico, che si potrebbe tenere anche a Roma, in parlamento dove è già stato proiettato il documentario di Ambrogio Crespi. Si potrebbe coinvolgere chi sbagliò allora e chi da sempre ha denunciato quell’errore, come i radicali di Marco Pannella”.

“Un tormento lungo trent’anni – dichiara Mara Carfagna – che oggi con delle pubbliche scuse può affievolirsi. Un atto di giustizia e di coraggio quello di Diego Marmo che ha riconosciuto il suo errore”

Fonte Repubblica

Share :