REFERENDUM RADICALI, GOZI (PD): I DEMOCRATICI AFFRONTINO I TEMI DELLA GIUSTIZIA IN MANIERA LAICA

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Di Helene Pacitto – Completo appoggio ai 12 quesiti referendari proposti dal Partito Radicale. Il deputato del Partito Democratico, Sandro Gozi, in una intervista a Clandestinoweb, spiega perché è importante sostenere una “profonda riforma strutturale” della giustizia dal momento che il nostro paese vive una condizione di illegalità.

“In Italia, a causa di Berlusconi, abbiamo straparlato di giustizia per vent’anni e non siamo riusciti a fare nulla, è impossibile ormai affrontare alcuni temi senza essere tacciati di collusione col nemico. E’ evidente che dobbiamo uscire da questo meccanismo” spiega, sottolineando che quello che è un referendum importantissimo per l’Italia non deve essere “berlusconalizzato”.

Onorevole Gozi, lei si è fatto promotore dei 12 quesiti referendari avanzati dai Radicali…

Esatto, sia dei 6 che si concentrano sul tema della giustizia, che dei 6 denominati “Cambiamo noi” che comunque a loro volta hanno a che fare con tematiche legate in qualche modo con la giustizia. Il pacchetto quasi tutto è legato in vario modo a come si esercita la giustizia in Italia: io credo che in Italia non funzioni e che quotidianamente violi i diritti fondamentali dei cittadini.

Come ha maturato questa risoluzione?

E’ una conclusione a cui sono arrivato soprattutto occupandomi di questione europee e seguendo da vicino il Consiglio d’Europa: c’è una serie ormai quasi infinita di condanne da parte della Corte Europea dei diritti umani per diversi aspetti legati alla giustizia, penso alla lunghezza dei processi, alla questione della responsabilità civile dei giudici, ad alcuni abusi della custodia cautelare e al tema crescente delle carceri. La giustizia italiana oggi è in una condizione di illegalità. L’unico modo per affrontarla è avviare una profonda riforma strutturale di cui fanno parte, anche se non sono oggetto di referendum, anche l’amnistia e l’indulto sui quali ho fatto una proposta di legge alla Camera.

I referendum propongono numerosi ambiti sui quali è necessario intervenire urgentemente…

L’Italia deve rispondere alle condanne della Corte Europea. In primo luogo, ad esempio, c’è un ricorso eccessivo, e a volte un abuso, della custodia cautelare, perché il carcere preventivo, soprattutto per chi si rivela poi essere innocente, è una violazione della persona e dei diritti fondamentali inaccettabile. Si pensi poi che a volte la si sconta in forma di carcere preventivo, all’interno di strutture fatiscenti, sovraffollate, e prive dei servizi adeguati che violano la dignità personale. Del resto, per il ricorso alla custodia cautelare, la media europea è del 10%, mentre quella italiana del 25%. E’ vero che in parte questo disavanzo è dovuto alla legislazione antimafia che abbiamo in Italia (nata per affrontare un problema specifico del nostro paese e sulla quale siamo abbastanza avanzati), ma questo non può bastare a giustificare un tasso così elevato di carcerazione preventiva. Occorre agire.

Quale, secondo lei, un’altra problematica urgente sulla quale intervenire?

La legge sulla responsabilità civile dei giudici non funziona, non risponde a quanto gli italiani avevano già chiesto proprio attraverso un referendum. Soprattutto c’è una condanna da parte della corte di Giustizia europea proprio su questo tema. Dobbiamo sanare una illegalità europea e rivedere la legge, senza contare che c’è in ballo un conflitto d’interessi e una eccessiva libertà dei magistrati per quel che riguarda ad esempio i doppi incarichi: perché se da una parte è vero che le risorse umane per la giustizia sono insufficienti rispetto ai bisogni, dall’altra è vero che troviamo magistrati un po’ ovunque, soprattutto nell’amministrazione centrale. E’ chiaro che bisogna disciplinare in maniera più stretta i doppi incarichi evitando, in particolare, il cumulo di stipendi e indennità.

Quello della giustizia è diventato suo malgrado un tema “politico”…

In questo paese, a causa di Berlusconi abbiamo straparlato di giustizia per vent’anni e non siamo riusciti a fare nulla per la giustizia tranne leggi ad personam, modificandone la sostanza solo per le esigenze di uno, a danno di tutti gli altri italiani. Siamo così arrivati a bloccare lo stesso dibattito sulla giustizia, riducendolo a uno scontro tra berlusconiani e anti-berlusconiani. Per questa ragione è impossibile ormai affrontare alcuni temi senza essere tacciati di collusione col nemico. E’ evidente che dobbiamo uscire da questo meccanismo.

Perché agire tramite Referendum e non direttamente con una azione di governo?

Con la politica delle larghe intese si è creato una situazione per cui, in Parlamento, mentre dovremmo fare tanto anche in materia di diritti e giustizia, tutto invece è bloccato. Allora, dato che prendo atto che poco si può fare in questa sede, credo sia giusto usare l’altro strumento previsto e garantito dalla Costituzione per modificare le leggi che è proprio quello del referendum abrogativo.

Vista anche la precedente esperienza con il Referendum sulla Responsabilità civile, quanto è importante dare senso e dignità a questo tipo di consultazione popolare?

La possibilità di incidere c’è: dobbiamo usare positivamente le sentenze di condanna Europea, per dimostrare che non c’è solo un’opportunità politica, ma anche un vero e proprio obbligo giuridico per l’Italia di intervenire su certe questioni con urgenza. E’ evidente, ed è la preoccupazione che ho espresso anche ai Radicali, che se anche questo referendum – che riguarda aspetti che nulla hanno a che fare con i problemi giudiziari del Cavaliere – diventasse un referendum pro o contro Berlusconi allora non credo che potremo andare lontano neanche con i referendum. Dobbiamo evitare la berlusconizzazione di un referendum che è fatto per risolvere i problemi della giustizia italiana e non ha nulla a che fare con i problemi giudiziari di una singola persona.

Mentre il Pdl già si è espresso in favore dei referendum radicali, il Pd è ancora in qualche modo restio…

Credo che il partito dovrebbe avere il coraggio di affrontate i temi della giustizia in modo laico, uscendo da quello che è ormai uno scontro ventennale. Per ora, i temi della giustizia li abbiamo sposati solo io e Giachetti. Riformare la giustizia non ha nessun intento punitivo nei confronti dei magistrati, ma può migliorare la giustizia a interesse loro in prima istanza. Io spero che il PD riesca a uscire da questo spirito e possa affrontare il tema in modo aperto: credo che almeno alcuni dei requisiti referendari dovrebbero essere sostenuti dall’intero Pd, anche perché, nel momento in cui si dovrà andare ad agire sulle leggi successive al referendum, anche la carriera politica del leader del Pdl sarà finita, quindi è una consultazione che guarda al post Berlusconi e per questo va affrontata in maniera più laica.

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