NOINOTIZIE_ IL DOCUFILM CHE VINCE IL SALENTO FILM FESTIVAL APRE UN CASO NAZIONALE

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

La responsabilità civile dei magistrati. Un film spiega bene cosa significhi la responsabilità civile dei magistrati. Quel film, “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi, ha vinto ieri il Salento film festival di Tricase. A Roma era stato escluso, in Puglia ha vinto. Ha semplicemente raccontato una verità. E ha vinto. Enzo Tortora, arrestato 31 anni fa perché ritenuto implicato nella camorra, vide distrutta la sua carriera di presentatore tv e soprattutto la sua vita, perché si ammalò e neanche dopo un anno dal proscioglimento morì. Ora, dopo il film (riferimento solo cronologico, ma chissà se non anche legato ai contenuti della pellicola) chi sostenne l’accusa, ovvero il giudice Diego Marmo, chiede scusa ai familiari di Tortora. Ho sbagliato, ha detto qualche giorno fa il magistrato che rivendica la propria buona fede e dice di avere agito in base al suo temperamento. La sua requisitoria nei confronti di Tortora è passata, in qualche modo, alla storia per la durezza dei toni usati nei confronti di quell’imputato che così venne condannato salvo poi essere assolto, nei successivi gradi, con formula piena, anni dopo.

Piccolo problema: il giudice Diego Marmo ha fatto passi avanti notevolissimi nella carriera, Enzo Tortora è morto. Per un errore. Quel giudice non pagherà, si è tolto un peso dallo stomaco e dall’anima. Ma non pagherà per il suo errore, che ha ammesso, e che è legato alla morte di Enzo Tortora. Non pagherà perché c’è una tutela per i giudici, ovvero non c’è la responsabilità civile. Quando sbaglia un medico, paga, giustamente. Quando sbaglia un giornalista, paga, giustamente. Quando sbaglia chiunque, giustamente, paga. Il giudice no. Dal Salento, un film, ci racconta non solo una tragica storia italiana, ma anche una linea politica italiana, forse non più sostenibile.

 

Fonte NoiNotizie

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