“LE MIE FINESTRE GUARDANO”, INTERVISTA A MIRELLA MASTRONARDI: AL CARCERE DI LECCE PER DARE SPERANZA

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Il recital “Le mie finestre guardano” di Mirella Mastronardi, sarà messo in scena al carcere di Lecce il prossimo 7 marzo, grazie alla collaborazione con l’associazione “Made in carcere”. Lo spettacolo sarà portato in scena per le detenute. Riporto l’intervista rilasciata da Mirella Mastronardi al quotidiano online Puglia24News.

Di Vincenza Foceri – Mirella Mastronardi, autrice del recital “Le mie finestre guardano”, farà tappa con il suo spettacolo anche nel carcere di Lecce. Il prossimo 7 marzo, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, grazie alla collaborazione con l’associazione “Made in carcere”, l’artista metterà in scena il suo testo per le detenute. Obiettivo è “sensibilizzare gli animi, portando un messaggio di speranza”, come spiega lei stessa in un’intervista rilasciata a Puglia24news.

Come mai la scelta di portare un testo che parla di donne in un carcere?

Si tratta di una scelta inedita che coincide con la Giornata Internazionale della donna. Ho risposto volentieri all’invito dell’associazione “Made in carcere” e di Luciana delle Donne per celebrare questa occasione insieme alle detenute. Ritengo che sia importantissimo poter portare una forma di riflessione sulle dinamiche della nostra società anche in carcere. Vedere sulla scena diverse storie di donne mi auguro farà scattare nelle detenute un pensiero positivo per sè, di costruzione, anche laddove la realtà sembra tragica.

le mie finestre guardanoQuando ha iniziato ad interessarsi di carcere e detenuti e perché?

Ho iniziato ad interessarmi di carcere dopo essere venuta a conoscenza della vicenda di Ambrogio Crespi, un’ingiustizia atroce. Io lo conosco personalmente, so bene che è una persona onesta e leale. Ero, dunque, consapevole, quando è stato arrestato, che si stava consumando una terribile ingiustizia. Ero certa dell’innocenza di Ambrogio e soffrivo a saperlo in quella condizione. La sua storia mi ha insegnato tanto, soprattutto che sulla carcerazione preventiva occorre una riflessione profonda. Nel mio testo non parlo di carcere nel senso stretto del termine ma di un altro tipo di detenzione, quella che noi stessi ci creiamo vivendo. Spesso si è congelati in un eterno presente che ci impedisce di guardare al futuro.

Lo spettacolo nel carcere di Lecce non sarebbe stato possibile senza la collaborazione con “Made in Carcere”, associazione che negli scorsi giorni è stata anche ospite di una puntata della trasmissione tv “Storie vere” condotta da Eleonora Daniele. Ci spiega meglio come è nata questa collaborazione e quanto, secondo lei, la tv può aiutare a veicolare iniziative meritevoli?

Bisogna portare il teatro laddove il teatro non c’è, perchè dà gioia e speranza: questo il pensiero che mi ha spinto ad accettare la proposta della grande Luciana Delle Donne, di “Made in carcere”. Quanto alla tv, credo che sia un mezzo di comunicazione che ha un ruolo fondamentale perchè arriva laddove non arrivano gli altri media. Può far emergere le migliori realtà, ha un ruolo di conoscenza unico, sia per quanto riguarda le iniziative a sfondo sociale che nell’arte. Potrebbe, ad esempio, servire a rilanciare il teatro. Mi piacerebbe moltissimo che venisse realizzato un programma per dare spazio alla sperimentazione, per dare visibilità alle compagnie formate talenti emergenti in ogni settore.

Hai intenzione di portare “Le mie finestre guardano” anche in altre carceri?

Lo spero davvero tanto. Nel caso di Lecce è stata fondamentale la mediazione di “Made in carcere” e devo dire che il penitenziario ha risposto molto bene. Non ho trovato grandi difficoltà. Mi hanno messo a disposizione il teatro interno e anche gli strumenti che mi servivano.

Chi potrà partecipare all’evento di Lecce?

L’accesso è soltanto per le detenute, per giornalisti iscritti all’albo e per gli operatori a strettissimo invito. Approfitto, anzi, per comunicare alla stampa interessata la mail dove inviare la propria adesione: mirella_mastronardi@hotmail.com. Sarebbe bello, tuttavia, avere l’opportunità di aprire il teatro del carcere alla gente comune, anche per far conoscere meglio i problemi reali di questo mondo troppo spesso relegato ai margini.

Nel periodo dell’emergenza carceri, cosa pensi che l’arte possa fare per dare un contributo alla risoluzione del problema?

La cultura può far tanto, io nel mio piccolo provo a farlo. Luciana Delle donne, in questo, è una gran maestra. Da una vita intera si batte per dare alle detenute un futuro vero, un lavoro. Ecco perchè invito tutti ad acquistare i prodotti “Made in carcere”, la vendita dei quali permetterà di far guadagnare alle recluse uno stipendio e di regalar loro una prospettiva di futuro reale. La speranza non va mai persa e il teatro spero serva a farlo capire anche a loro.

Quali saranno le prossime tappe per il tuo spettacolo?

L’8 marzo sarò all’ex conservatorio di Sant’Anna sempre a lecce, mentre il 15 e il 16 marzo a Palazzolo Sull’Oglio nel teatro sociale.

Un ultimo pensiero per le donne, protagoniste del tuo lavoro…

Io spero che questa Giornata Internazionale della donna sia l’occasione di costruzione di una civiltà vera in Italia. Il nostro paese ha tanto da fare in questo senso, anche se spesso crede di essere avanti. Bisogna lavorare con grande umiltà per l’affermazione dei diritti della persona, delle donne in particolare.

 Fonte: Puglia24News

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