Di Helene Pacitto – Solo domani il bambino che ha vissuto fino all’età di sei anni e mezzo nel carcere insieme alla propria madre detenuta a Sollicciano saprà se sarà affidato a sconosciuti oppure a suo zio. L’ultimo atto di un calvario vergognoso che condanna per la propria inciviltà una volta di più le carceri italiane. Che in Europa sono ancora sotto osservazione almeno fino a giugno del 2015.
C’è solo da augurarsi che altri giudici, quelli della corte di appello di Firenze, rimedino agli errori di chi fa leggi inapplicabili e assurde. Come quella che aveva prorogato dai tre ai sei anni il periodo entro cui un figlio poteva restare in carcere con la madre. A dire il vero, la legge parlava di strutture protette diverse dal carcere, ma, si sa, in Italia poi le norme vengono rispettate come fa comodo.
Per cui il bambino in questione, che ormai già va a scuola, si è ritrovato in una prigione pessima come Sollicciano dove avvengono anche un sacco di suicidi. L’ultimo l’altro ieri, un detenuto che si è respirato tutta una bomboletta di gas di quelle che i carcerati usano per cucinarsi il sopravvitto.
C’è da sperare che la corte di appello decida di non infliggere altre ferite a questo piccola anima innocente detenuta che chiede ai propri compagni di classe in prima elementare “perché mi chiudono a chiave quando torno a casa”. Un bambino che non può giocare con i propri amichetti, che non ha mai conosciuto un po’ di felicità e che magari adesso qualche burocrate in toga vorrebbe affidare a una famiglia estranea invece che allo zio. Speriamo che almeno questo ultimo insulto gli venga risparmiato.
Fonte: Data24News