LA MIA INTERVISTA A IL TEMPO: “GIORGIA VIVE”, UN MESSAGGIO DI SPERANZA

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Di Giulia Bianconi per Il Tempo – “Un film sul coraggio e sulla forza di una giovane che è riuscita a rinascere dopo un episodio drammatico della sua vita legato alla droga, che l’ha portata quasi alla morte”. Il regista Ambrogio Crespi nel suo quarto docufilm “Giorgia vive” prodotto da Index Production e Mb Rent – dopo i suoi precedenti lavori su Enzo Tortora, il Capitano Ultimo e la Terra dei fuochi – ha scelto di raccontare la vera storia di Giorgia Benusiglio, che all’età di 17 anni dopo una pasticca di ecstasi entra in coma epatico e subisce d’urgenza un trapianto di fegato che le salva la vita. Da dieci anni, grazie anche al sostegno del padre, la milanese 34enne insegna ai giovani cosa ha significato per lei quella difficile esperienza. Presentata in anteprima lunedì scorso al la 62esima edizione del Taormina Film Fest dove ha vinto il “Premio città di Taormina”, la pellicola verrà presentata in giro per l’Italia e l’Europa per lanciare un messaggio di speranza.

Crespi, cosa significa per voi questo importante premio?

“Siamo onorati che a Taormina sia stato riconosciuto il coraggio e la forza di questa storia. Ma ciò che vogliamo è che il film arrivi forte a più persone”.

Il tempo ambrogio crespi intervistaQuando ha conosciuto Giorgia?

“L’ho incontrata a un dibattito sulla droga organizzato nella discoteca Cocoricò di Riccione dopo la morte di un ragazzo. Ho visto come raccontava ai giovani ciò che le era successo, toccando le coscienze di molti. Tra noi è nata un’amicizia e così ho deciso di realizzare questo docufilm su di lei per testimoniare il suo passato”.

Chi è Giorgia?

“Una ragazza piena di coraggio che ha saputo affrontare il dolore grazie al sostegno dei suoi cari, soprattutto suo padre che l’ha sostenuta fino alla sua morte due anni fa. Ho cercato di far rivivere quella figura di riferimento che le è stata sempre vicino in questo film”.

Poche settimane fa Giorgia ha dovuto affrontare un altro dolore terribile, la perdita di sua sorella. 

“Carlotta ha fatto parte del progetto anche se non voleva apparire, ma sarebbe voluta venire con noi a presentare il film insieme alla loro mamma. Ora Giorgia sta aspettando la verità su ciò che è accaduto a Carlotta (la 37enne è stata trovata impiccata a un albero di un parco di Milano con i piedi che toccavano terra lo scorso 31 maggio, ndr) e ancora una volta mi sta stupendo. Perché nonostante questo momento di grandissima sofferenza, sta cercando nuovamente di reagire come fa una vera guerriera”.

Nel docufilm oltre alle parole di Giorgia, ha raccolto anche altre testimonianze. 

“In questo lavoro, durato circa due mesi e mezzo, ho incontrato gli amici e il fidanzato di Giorgia, ma anche due medici dell’ospedale Niguarda per cercare di far capire in modo semplice al pubblico cosa può comportare assumere delle droghe”.

Dopo il successo al Taormina Film Fest, che tipo di percorso seguirà il suo film?

“Lo presenteremo anche a Roma e poi inizieremo un tour italiano e europeo. L’obiettivo non è quello di andare nelle sale cinematografiche, ma presentarlo nelle scuole e nei festival per toccare le anime delle persone e soprattutto i giovani”.

Anche in questo suo ultimo film, come nei precedenti, ha voluto raccontare una storia vera.

“Credo che sia importante lanciare dei messaggi. Con il mio primo lavoro “Enzo Tortora, una ferita italiana” ho raccontato un caso di malagiustizia che ho presentato in oltre 250 proiezioni in tutta Europa. “Capitano Ultimo, le ali del falco” è nato per spiegare il coraggio di quest’uomo, mentre con “Malaterra” grazie a Gigi D’Alessio ho voluto parlare della Terra dei fuochi colpita da camorra e inquinamento”. 

Sta già lavorando a un nuovo lavoro?

“In realtà è già pronto e si chiama “Spes contra spem, liberi dentro”. E’ un documentario che racconta le storie di nove ergastolani del carcere di Opera di Milano. Un racconto di speranza attraverso il quale queste persone spiegano perché hanno sbagliato, rivolgendosi ai giovani affinché non facciano un errore come il loro.

Ha già presentato il docufilm?

Per ora è stata fatta una proiezione riservata nel carcere milanese e ciò che mi ha profondamente colpito è stato che alcuni detenuti mi hanno detto che questo film rompe il silenzio. Ecco perché spero potrà essere visto in tutti i carceri italiani.