INTERVISTA A “IL TEMPO”: “LOTTO CON BOVA E ULTIMO, I MIEI CAPITANI CORAGGIOSI”

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ambrogio crespi intervista tempo

In attesa di incontrarvi stasera alle 18:00 insieme a Raoul Bova e Padre Rovo alla libreria la Feltrinelli in via Appia Nuova 427 a Roma in occasione dell’uscita del dvd “Capitano Ultimo, le ali del falco“, ecco l’intervista rilasciata al quotidiano nazionale “Il Tempo” e pubblicata oggi.

“Lotto con Bova e Ultimo, i miei capitani coraggiosi”

Nel docufilm l’io narrante è quello di Sergio De Caprio, nome civile del Capitano Ultimo, mentre l’attore spiega l’iniziativa di costruire un “pianeta di bontà” intorno ad un eroe antimafia

Oggi Raoul Bova incontrerà il pubblico della libreria Feltrinelli (in via Appia Nuova 427 a Roma, alle 18) in occasione della pubblicazione in dvd (edizione Mustang Entertainment distribuzione CG Entertainment) del documentario «Capitano Ultimo Le ali del falco»: insieme con l’attore interverranno il regista Ambrogio Crespi e Padre Rovo (dell’Associazione Volontari Capitano Ultimo). Il film , prodotto dal Gruppo Data Media e presentato al Taormina Film Fest, è un viaggio nel mondo dell’uomo che ha arrestato Totò Riina e che per questo è diventato il simbolo della lotta alla mafia fatta sul territorio e non nei talk show. Un universo che comprende una comunità che aiuta i disagiati, soprattutto minorenni, i “Volontari del Capitano Ultimo”, creata grazie al cuore di Raoul Bova, che ha interpretato il ruolo di Ultimo nella famosa fiction tv, e delle nazionali attori e cantanti che a suo tempo organizzarono la prima raccolta fondi. Nel docufilm l’io narrante è quello di Sergio De Caprio, nome civile del Capitano Ultimo, mentre proprio Raoul Bova introduce e spiega come è nata l’iniziativa di costruire un “pianeta di bontà” intorno alla figura di un eroe antimafia. Il 50 % del ricavato dalla vendita dei dvd andrà in beneficenza all’Associazione Volontari Capitano Ultimo onlus.


Crespi, a chi è dedicato questo dvd?
«Spero che il film piaccia soprattutto ai giovani. Loro sono il nostro futuro e nella tenuta di Mistica, a Tor Bella Monaca, creata da Ultimo e sostenuta da Bova, si lotta per l’inserimento nella società di ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia. Ultimo non volta le spalle a questi giovani: in questa casa famiglia si punta al recupero di chi ha la fedina penale sporca, ma può comunque essere inserito nella società».

Come è nata l’idea del film?
«Per caso, dopo una video intervista fatta al Capitano, dove lui è sempre rigorosamente con il cappuccio per non farsi riconoscere, per motivi di sicurezza legati al suo lavoro. Durante l’intervista ho capito che il materiale era tanto e andava sviluppato in un docu-film. Ultimo è stato d’accordo e tra noi è nato un buon feeling, anche se lui non è certo un uomo semplice. L’incontro con Raoul è stato successivo, anche lui è stato subito collaborativo e mi ha dato spazio per un’intervista da inserire nel film».

Tutti i ragazzi della casa famiglia riescono a farcela e a inserirsi in una realtà senza criminali?
«La maggior parte di loro ce la fanno: lì non sei obbligato, c’è libertà e si lavora tanto: hanno aperto un ristorante per tutti, dove si può mangiare nel weekend. Stando lì si respira qualcosa di magico, un cammino spirituale e l’energia di una comunità vera, c’è anche un posto dove pregare. Poi, ci sono le aquile e i falchi. La disciplina è importante. Bova e Ultimo sono due uomini diversi, eppure simili, a livello spirituale molto uniti. Bova presta la sua faccia a Ultimo che non si può far vedere e presto tornerà a interpretarlo nella nuova serie televisiva su Canale 5».

Perché i giovani sono spesso conquistati dal fascino del male e alcuni sono pronti persino ad arruolarsi nell’Isis?
«Le scelte dei ragazzi dipendono dagli adulti, dalla formazione, dai media. Nella serie “Gomorra”, ad esempio, il simbolo del cattivo è vincente: il boss nel finale scappa da galera, ma che segnale è per i ragazzi? E quando mai un boss è riuscito a fuggire dal 41 bis? Invece, Ultimo insegna che è la legalità a vincere. Bisogna stare attenti ai messaggi sbagliati: rischiamo di avere giovani vuoti, senza ideali, senza cultura, che si lasciano affascinare dalle crudeltà mediatiche dell’Isis e partono per raggiungere quei terroristi. Il fascino del male, a causa del web è ancora più evidenziato, i cattivi riescono a comunicare meglio con i giovani e li convincono persino ad arruolarsi. Ecco perché la comunicazione è importante come la formazione».

Qual è il suo prossimo progetto?
«La prossima settimana inizierò a girare un altro docu-film, dove dirigerò Gigi D’Alessio che condurrà gli spettatori in un viaggio nella “Terra dei fuochi”, tra interviste a politici (cercheremo di intervistare anche Renzi e Napolitano), e a gente del luogo che ha vissuto in prima persona il dramma della morte dei loro bambini, causata dai veleni di quei posti. In Campania c’è rovina e degrado, ma c’è anche tanta bellezza e bontà di cibo: non tutte le mozzarelle sono velenose e ci sono anche pomodori buoni. La Campania va difesa perché è il nostro Paese e rappresenta il nostro cibo. I problemi ci sono ma vanno risolti».
Dina D’Isa