INTERVISTA A DI TUTTO: IL FESTIVAL DI ROMA DICE NO AL DOCU-FILM SU TORTORA

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Anche il settimanale Di Tutto ha dato spazio alla storia di Enzo Tortora e al docufilm nel quale l’abbiamo raccontata. Riporto di seguito l’intervista che ho rilasciato al giornale.

Il Festival di Roma dice no al docu-film su Tortora

Il regista ci racconta i motivi che l’hanno portato a raccontare nuovamente il vergognoso “caso Tortora”

Di Monica Gasbarri – “Tortora, una ferita italiana” è un documentario diretto da Ambrogio Crespi dedicato alla vicenda giudiziaria del celebre conduttore, escluso dal Festival del Cinema di Roma. La Rai ha annunciato la propria disponibilità a considerare l’eventualità di una messa in onda del prodotto sulle sue reti. In un’intervista Crespi ci spiega tutti i retroscena.

Il Festival del cinema ha spiegato che l’esclusione del docufilm “Tortora, una ferita italiana” è stata dettata da mere ragioni tecniche…

Al Festival hanno visto solo il premontato del film. Quello che avevo in mente realizzando questo progetto era il messaggio, l’obiettivo era quello di muovere le coscienze.

Cosa pensa dell’esclusione dal Festival?

Il Festival ha perso un’occasione. Ho il massimo rispetto per il lavoro di Muller; ora vedremo i fatti: sarà la gente a farsi un’opinione quando potrà vedere il film.

Quale spera sarà il pubblico del documentario?

Questo film deve servire alle nuove generazioni, deve entrate in tutte le case per permettere anche a chi non ha vissuto quel periodo storico di capire il dramma di quest’uomo, perché la sua morte non sia stata vana. La carcerazione preventiva, soprattutto per un uomo innocente, è devastante; ci sono molte storie analoghe a quella di Enzo Tortora e l’obiettivo di questo film è proprio quello di creare una memoria storica anche e soprattutto per i più giovani.

Lei parla di giustizia nel suo film. Si tratta di un attacco alla magistratura?

No, non è un film contro la magistratura, ma è contro la malagiustizia. Abbiamo raccolto anche le voci di magistrati e di giudici (Corrado Carnevale e Giuseppe Pititto).

Chi ha visionato il suo lavoro?

Una delle prime è stata Francesca Scopelliti, la compagna di Enzo Tortora, che ha raccontato a Radio Radicale l’emozione che ha provato vedendo il film. Ma lo hanno visto anche gli onorevoli Sandro Gozi e Michele Anzaldi firmatari dell’appello a Laura Boldrini per una proiezione straordinaria a Montecitorio (sottoscritta anche dagli onorevoli Enzo Amendola, Tiziano Arlotti, Franca Biondelli, Lorenza Bonaccorsi, Francesca Bonomo, Chiara Braga, Giovanni Burtone, Ernesto Carbone, David Ermini, Luigi Famiglietti, Francesco Saverio Garofani, Federico Gelli, Gero Grasso, Enzo Lattuca, Alberto Losacco, Ernesto Magorno, Giovanna Martelli, Pierdomenico Martino, Colomba Mongiello, Nicodemo Olivero, Giovanna Palma, Angelo Senaldi, Mino Tari, a cui si sono associati i presidenti della commissione cultura di Camera e Senato Giancarlo Galan e Andrea Marcucci, Mara Carfagna, Daniele Capezzone, Lucio Barani e Gianni Alemanno ndr.). L’appoggio è stato bipartisan e trasversale e ne sono molto orgoglioso.

Si è spiegato il perché di tutto questo sostegno?

La forza è nella storia incredibile di Tortora. Andava raccontata, perché Enzo è l’icona della malagiustizia e c’è bisogno che si conosca la vicenda che lo ha coinvolto. Da questo racconto deve arrivare la spinta affinché nasca una “legge Tortora”, contro la malagiustizia.

Nessuna connessione con la questione Berlusconi?

Assolutamente no! Questo film parla di Enzo Tortora. L’unica presenza politica è quella dei Radicali, perché sono stati allora protagonisti; perché loro, in primis Marco Pannella ed Emma Bonino, hanno combattuto la battaglia al fianco di Tortora sin dall’inizio.

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