IL MESSAGGIO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ANDREA ORLANDO ALLA PRESENTAZIONE DI “SPES CONTRA SPEM LIBERI DENTRO”

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Il messaggio del Ministro Andrea Orlando che accompagna le presentazioni in Sicilia “Docufilm Spes Contra Spem – Liberi Dentro”.

18 Aprile 2017

“Sono lieto di accompagnare ancora una volta, con una parola di saluto, la proiezione di questo bel film «Spes contra spem», che testimonia l’impegno dell’Associazione radicale «Nessuno tocchi Caino», in una battaglia di grande significato giuridico e morale.
Questo documentario fa riflettere. Credo che il suo primo significato sia proprio questo: un invito alla riflessione sul significato della pena più dolorosa e gravosa, quella dell’ergastolo ostativo.
Questo documentario non ci intrattiene, non ci regala un’ora di evasione, anzi: ci porta in un carcere, dietro le sbarre, e ci invita a riflettere sul significato della pena più dolorosa e gravosa, quella dell’ergastolo ostativo.
Io conosco bene il carcere di Opera dove le riprese sono state effettuate, so quanto impegno venga profuso da tutti gli operatori dell’istituto di pena, a cominciare dal suo Direttore, nella realizzazione di progetti che sottraggono i reclusi all’aspetto più duro della vita detentiva:
il tempo vuoto e perso, privo di scopo, privo di prospettiva, e perciò di umanità.
L’anno scorso si sono conclusi i lavori degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale che hanno rappresentato io credo la prima seria, grande e soprattutto ampia riflessione sull’ordinamento penitenziario italiano da molti anni a questa parte.
Il secondo comma dell’articolo 27 della Costituzione — quello che fa riferimento alle finalità della pena e che proibisce trattamenti contrari al senso di umanità — è stato al centro, com’è giusto che fosse, della gran parte dei ragionamenti e delle proposte che sono state sviluppate.
E noi abbiamo bisogno anche di occasioni come questa per dare forza e visibilità a un impegno per le condizioni della detenzione che ha difficoltà a farsi sentire, e valere, nell’opinione pubblica.
L’opinione pubblica continua a pensare al carcere come a un luogo chiuso e separato, un luogo per coloro che se la sono cercata, insomma, e di cui dunque ci si può e anzi ci si deve disinteressare.
Noi dobbiamo scuotere questa pigrizia, questa indifferenza, che è anzi, in certi casi, finanche ostilità. Non è però facile. Anche papa Francesco, nei mesi scorsi, ha detto con amarezza che viviamo in tempi di «populismo penale», dominati dalla convinzione sbagliata che il miglior modo per affrontare certe emergenze sociali sia quello di andar per le spicce, di ricorrere alla sanzione penale la più dura possibile, alla punizione esemplare, senza accorgersi che l’innalzamento delle pene non ha automaticamente un effetto deterrente, e soprattutto che non rimuove le cause e non facilita il recupero — con la conseguenza che continuiamo ad avere tassi di recidiva fra i più alti d’Europa.
In questo clima, è difficile anche solo chiedere supplementi di riflessione. Eppure non dobbiamo smarrire io credo la capacità di ispirarci ai principi fondamentali del nostro ordinamento: anche in condizioni difficili, sotto la minaccia più o meno latente del terrorismo internazionale o per la perdurante pericolosità delle organizzazioni mafiose.
Auspico dunque che questa riflessione venga portata avanti con serietà, con il giusto inquadramento tecnico, giuridico e politico: non solo cioè con la forza di una sensibilità morale sempre viva, sempre accesa.
Il documentario offre motivi per una discussione. Credo che le vite delle persone di cui vengono raccolte le testimonianze abbiano una loro forza e una loro eloquenza. Penso che siano in grado davvero di turbare qualunque spettatore non prevenuto.
Iniziative come questa contribuiscono a tenere desta una coscienza critica ed è importante che tutti proseguiamo con questo impegno perché non vadano perduti i valori fondanti della nostra democrazia costituzionale e i diritti fondamentali che in essa sono espressi.
Io vorrei portare avanti questa riflessione con serietà, tenendo aperto un discorso che secondo me va affrontato con solidi argomenti giuridici:
non solo cioè con la forza di una sensibilità morale sempre viva, sempre accesa.
Ricordo che il disegno di legge di modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, di recente approvato al Senato, contiene una delega al Governo per la riforma dell’ordinamento penitenziario, i cui principi e criteri direttivi guardano tra l’altro a percorsi di recupero sociale e ad una maggiore valorizzazione del lavoro “in ogni sua forma intramuraria ed esterna”, con uno spirito che deve essere sempre tenuto presente.
Il titolo del film richiama il versetto paolino citato da Pannella e ricorda coloro che “sperano contro ogni speranza”.
Speranza è una strana parola, entrata nel vocabolario dell’Occidente solo in era cristiana. Per i Greci si trattava semplicemente di una passione infondata. Per il senso di futuro che è ormai entrato nella nostra esistenza, sia privata che pubblica, è invece una parola inseparabile con il senso stesso di umanità che noi nutriamo, che è scritto nella nostra Carta costituzionale, e che quindi non possiamo lasciare cadere.
Sono grato agli autori di questo bel documentario per avere provato a rilanciarla.
Andrea Orlando