IL DOCUFILM SU ENZO TORTORA SIA DI STIMOLO PER LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Di Dimitri Buffa – C’è un docufilm che da svariati mesi gira per l’Italia e per l’Europa cercando di stimolare la riforma della giustizia. Si chiama “Enzo Tortora, una ferita italiana” ed è stato diretto da Ambrogio Crespi. Un uomo che in quell’opera ha messo tutta la propria anima e tutto il proprio cuore. E con cui ho avuto l’onore di partecipare.

E questo docufilm che ha iniziato a smuovere le coscienze dei politici dopo la sua prima proiezione in un’aula messa a disposizione dal parlamento italiano lo scorso novembre (su iniziativa del deputato del Pd Michele Anzaldi), ad agosto, con la proiezione tenuta a Diamante l’11 di quel mese, ha avuto un avallo governativo e istituzionale con la presenza alla proiezione del sottosegretario alla giustizia del governo Renzi, Cosimo Ferri,  del  deputato membro della commissione antimafia e di quella giustizia della Camera Ernesto Magorno del Pd e del capogruppo del Pd alla commissione giustizia Walter Verini.

In pratica l’iniziativa che al principio partì su base squisitamente bipartisan e trasversale a tutti i partiti per opera di Michele Anzaldi del Pd e di Mara Carfagna di Forza Italia (la Carfagna è stata anche colei che propose di  dedicare e intitolare questa riforma della giustizia allo stesso Enzo Tortora), strada facendo si è trasformata, come seguendo una specie di reazione a catena, in un vero e proprio impulso mediatico ed emotivo per fare questa benedetta riforma della giustizia.

Che solo le spinte corporative di una certa parte della magistratura sembrano volere avversare a tutti i costi.

Nella proiezione di Diamante proprio il sottosegretario Cosimo Ferri parlando, nel dibattito tenutosi immediatamente dopo la proiezione, auspicò che la storia del calvario di Tortora, che il docufilm aveva tirato fuori dall’archivio della storia in cui giaceva da quasi trenta anni, riportasse in auge la riforma che tutti gli italiani aspettano più o meno dalla fine degli anni 80.

Una riforma che gioverebbe non poco anche all’economia del nostro paese, visto che tra giustizia penale e giustizia civile attualmente siamo messi proprio male.

Per citare proprio le parole di Ambrogio Crespi, “la riforma della giustizia oggi la vogliono soprattutto i cittadini, ma anche quella parte, direi quella maggioranza, di magistrati che amministrano la buona giustizia e spesso sono costretti a rimediare agli errori della malagiustizia prodotti dai loro colleghi”.

E adesso questo docufilm, che fu pure proiettato il 4 marzo scorso al parlamento europeo riportando nell’aula intitolato a Altiero Spinelli (storico fondatore del sogno europeo) la voce di Enzo Tortora e che fu premiato come migliore docufilm in concorso  Salento international film festival lo scorso 28 giugno, approderà con il proprio messaggio riformista sulla giustizia (che tanto il Pd quanto lo stesso governo sembrano a vere fatto proprio) al Napoli film festival il 1 ottobre alle ore 20.

Così come il regista  che ha riportato alla memoria degli italiani la vicenda di Tortora, rappresentandola con il docufilm, riceverà un premio di eccellenza per la carriera  questo sabato a Pozzuoli. In una cerimonia organizzata da Anna Paparone della “P & P Academy”.

Sempre per iniziativa di un sindaco del Pd: Vincenzo Figliola.

E forse non è un caso se in questo momento  siano quasi esclusivamente tutti del Pd  i politici  nelle istituzioni, di governo nazionale e locale, quelli più interessati a “usare” mediaticamente questo docufilm per spingere le coscienze dei cittadini e quelle dei magistrati meno inclini al corporativismo sulla strada che porterà prima o poi alla riforma della giustizia.

E adesso ci vogliono fatti concreti da parte del Pd e del governo come d’altronde li chiede lo stesso capo dello stato Giorgio Napolitano ieri parlando di “riforma urgente e indifferibile”. Chi nel Pd ha appoggiato questo docufilm adesso deve prendersi anche l’onere di portare a termine, a fianco del ministro  Andrea Orlando e del premier Matteo Renzi, tutta la riforma della giustizia. A partire dalla questione più spinosa: la responsabilità civile dei magistrati.

Fonte: Tazebaonews

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