Il valore aggiunto è stato raccontare tante piccole storie dal grande valore simbolico, come Klaus Davi, il dirigente scolastico di San Luca (paese calabrese) Mimma Cacciatore, i testimoni di giustizia Gaetano Saffioti e Benedetto Zoccola, il giornalista d’inchiesta Michele Inserra, il comandante dei Carabinieri Cosimo Sframeli e poi ancora Luciana Careri, fidanzata del carabinieri ucciso dall’ndrangheta e il prete anticamorra Don Luigi Merola.
Un cast unico, che ha permesso di raccontare dalla viva voce dei protagonisti cosa voglia dire essere tutti i giorni in trincea, in luoghi di frontiera, dove il confine bene/male spesso viene confuso e troppe volte purtroppo è sfumato, cancellato, dimenticato.
Ambrogio Crespi è stato premiato proprio perché riuscito a raccontare una storia con un taglio cinematografico ma con uno sguardo da documentario, riuscendo a dare voce agli eroi silenziosi, ai rappresentanti dello Stato che reagiscono alla criminalità. Agli eroi di tutti i giorni che sono i veri esempi da seguire. Che meritano il nostro sostegno quotidiano, che è il premio che poi sta più a cuore a chi combatte in terre difficili per tenere sempre alta la bandiera dei diritti, della legalità e della speranza.