GIORNALE D’ITALIA: “SCELTA POLITICA, ENZO DEVE ESSERE RICORDATO PER SEMPRE”

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Intervista ad Ambrogio Crespi, regista del film “Tortora, una ferita italiana”, clamorosamente escluso dal Festival di Roma

Il fratello del noto sondaggista Luigi è incredulo. ‘Non mollo, porterò la pellicola nelle scuole per non dimenticare’ – Pdl, Radicali e Pd uniti nella protesta: il documento deve essere proiettato alla Camera
Ambrogio Crespi ha passato 200 giorni della sua vita da prigioniero. Il suo caso, vergognoso, è stato paragonato a quello più celebre e indimenticabile di Enzo Tortora. Vicenda principe della malagiustizia italiana che, Crespi, ha voluto raccontare in un film dal nome: “Enzo Tortora, una ferita italiana”. Un documentario avvincente, che ospita interviste ai protagonisti del terribile episodio. Da Francesca Scopelliti, compagna di Tortora, a Raffaele Della Valle, avvocato difensore, passando per giornalisti del calibro di Vittorio Feltri e Paolo Gambescia. Ma raccogliendo anche le testimonianze di Mauro Mellini, Marco Pannella, Rita Bernardini, Corrado Carnevale – all’epoca del processo al conduttore televisivo, presidente della prima sezione penale della Cassazione – e Giuseppe Pititto, già sostituto procuratore di Roma. E ancora: Francobaldo Chiocci, Vittorio Pezzuto ed Eugenio Sarno.

Una pellicola che impone una verità storica e politica, scomoda. Perché mette le responsabilità di molti sotto gli occhi di tutti. Crespi è riuscito a ricordare il percorso umano, giudiziario e politico di Tortora. Ma il suo film, incredibilmente, non sarà presentato al Festival di Roma 2013, al via il prossimo 8 novembre. Il documento è stato bocciato, escluso dai sette in concorso, non trovando posto neanche nei 3 fuori concorso. Una vergogna. Questa, la replica dell’ex compagna di Tortora, Francesca Scopelliti: “E’ triste e desolante dover constatare che la sua storia spaventi così tanto la Rai da ‘cacciarlo’ via anche da morto. Ma credo che Enzo stesso non vorrebbe tornare in questa televisione”.

E adesso la questione è diventata oggetto di una vera e propria contesa: che coinvolge la  storica azienda italiana e la presidente della Camera, Laura Boldrini. Ma non solo: politici. Dal centrodestra ai radicali, e perfino 25 deputati del Pd. Tra questi, anche Sandro Gozi, che ha pure mosso una petizione. Tutti, adesso, hanno risposto con una sfida: “Il film deve essere proiettato alla Camera”.

Con il Giornale d’Italia, il regista Ambrogio Crespi non usa mezzi termini per esprimere le sue considerazioni ed il suo stato d’animo.

Come spiega l’esclusione del film da parte del Festival di Roma?

Me lo immaginavo. E’ una questione politica. Ma la soddisfazione più grande me l’hanno data proprio i politici, che mi stanno accompagnando in questa dura battaglia.

Non sono state tollerate le critiche verso la magistratura?

Hanno avuto paura che fosse un attacco verso i giudici e non sono stati in grado di capire il contenuto della pellicola. Il mio non è un attacco alle toghe, ma alla malagiustizia. Enzo Tortora deve essere considerato come l’icona della malagiustizia. Per noi non è morto e il suo caso deve essere ricordato per sempre.

E pensare che nella pellicola ci sono anche delle interviste a due toghe…

Esattamente. La prima, al giudice Pititto, che ha dichiarato che nel caso Tortora non c’è stata malafede, ma un grave errore giudiziario. Bollato come ‘un capitolo nero della giustizia’, in cui i magistrati in questione non hanno saputo leggere le carte. C’ è stata incompetenza. L’ex sostituto procuratore di Roma lo ha anche ammesso: ‘chi sbaglia, deve pagare’. Perché non si può sbattere in carcere e rinviare a giudizio presunti innocenti senza alcuna prova. E Corrado Carnevale è andato nella stessa direzione del collega. Quello che volevo solamente far capire, è che esistono anche magistrati bravi. Ma non condivido chi sbaglia e non lo ammette.

Documento bocciato prima che fosse concluso. Perché?

Perché il Festival del Cinema ha visto solo il premontato. Non sono voluti andare in fondo alla vicenda, ed è una cosa paradossale.

E adesso?

Io il documentario voglio tirarlo fuori, trasmetterlo in tutte le scuole. E mostrare la parte buona di tutti noi.  Muovere le coscienze, toccare le anime. Tutti devono conoscere la storia di Tortora.

Tutti devono sapere … per non dimenticare mai. Questo, il senso?

Proprio così. Gli errori del passato non devono e non possono essere ricommessi.

Come andrà a finire questa storia?

Noi la nostra sfida l’abbiamo già vinta. Vedere Pdl, Radicali e Pd uniti, lottare per una giustizia giusta, mi riempie di orgoglio. Qui non si parla di Berlusconi e lo hanno capito tutti.

Fonte Giornale d’Italia

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