GIORNALE D’ITALIA: MANDO’ IN CARCERE CRESPI, MA E’ UN MALATO DI MENTE

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Anche su “Il Giornale d’Italia” questa mattina è stato pubblicato un articolo in cui si parla del mio caso e della clamorosa perizia psichiatrica che ha decretato l’infermità mentale di Eugenio Costantino. Lo riporto di seguito.

Mandò in carcere Crespi, ma è un malato di mente

Duecento giorni dentro per colpa di un finto boss con problemi psichici. E non è ancora finita

Un solo giorno in galera per un innocente è già troppo. Figuriamoci 200. Ambrogio Crespi ha passato 7 mesi della sua vita rinchiuso nel carcere di Opera – reparto alta sorveglianza – per colpa di un malato di mente. Un super boss, talmente singolare che nella sua brillante carriera da malavitoso non ha riportato nemmeno un precedente penale. Lui è Eugenio Costantino, l’artefice dell’inchiesta che nel 2012 ha decapitato la giunta Formigoni spedendo in cella, tra gli altri, anche l’assessore alla Casa Domenico Zambetti. Originario di Cosenza, è stato appena trasferito in una comunità perché affetto da gravi disturbi psichici. A stabilirlo, una perizia disposta dalla Procura di Milano.

Crespi è stata una delle vittime di quella vergogna italiana chiamata carcerazione preventiva. Sbattuto su tutte le prime pagine dei principali quotidiani italiani e bollato come un criminale. Per colpa della disonestà intellettuale degli inquirenti meneghini, forse, che lo hanno messo dentro senza avere in mano un solo straccio di prova. Accusandolo di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio. Bastava avere un briciolo di pazienza, leggersi più attentamente le carte e i verbali di interrogatorio. Chiedere scusa e ammettere i propri errori. E invece no.

I magistrati milanesi sono andati avanti, respingendo istanze (di scarcerazione) su istanze. Convinti della loro buona fede, anche se in torto marcio. Errare è umano, perseverare è diabolico. Il fratello del noto sondaggista Luigi è stato scagionato da tutti, ma la sua posizione non è stata ancora archiviata. Ma quanto tempo dovrà aspettare per gridare giustizia? Quante umiliazioni dovrà subire ancora? E’ arrivato il momento che i giudici milanesi – giustizialisti a prescindere – restituiscano a Crespi quella dignità che gli è dovuta. E che Ambrogio – lui davvero no – non ha perso nemmeno per un minuto. In questa storia c’è chi può camminare a testa alta. E chi, al contrario, deve vergognarsi.

Federico Colosimo

Fonte: Giornale d’Italia

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