“GIORGIA VIVE” SUL QUOTIDIANO “LA SICILIA”

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Di Ombretta Gasso per La Sicilia – Ha fatto della sua vita una testimonianza. Implacabile, dolorosa, di speranza. Ogni giorno, senza mai perdonarsi “la più grande cavolata della vita”, senza mai riuscire a dimenticare, Giorgia Benusiglio racconta nelle scuole, nelle discoteche, nei palasport la sua tragedia: a 17 anni ha rischiato di morire per aver preso mezza pasticca di ecstasy che le ha provocato un epatite fulminante.

E’ viva per miracolo grazie a un trapianto di fegato, ma ha dovuto affrontare le difficoltà del rigetto e dipenderà sempre dai farmaci. Un calvario senza fine per una notte di sballo in discoteca.

Avrebbe voluto dire tante cose ieri al Taormina Film Festival per presentare il docufilm “Giorgia Vive” ma si ferma in una pausa densa.

Perché la tragedia è entrata di nuovo nella sua vita: sua sorella Carlotta, stilista, è stata trovata impiccata in una piazza di Milano lo scorso 31 Maggio, un suicidio misterioso.

“Dedico il documentario a lei che in queste immagini non ci voleva stare ma che poi si era convinta a farsi filmare di spalle, perché era una persona molto riservata. E non capiva questo mio modo di mettermi in gioco, mi diceva –  hai sofferto tanti perché raccontare a tutti il tuo dolore? Dimentica – . Ma io non perdo un’occasione di raccontare la mia storia per spingere a riflettere. Lo dedico a lei perché la porterò sempre con me e sono qui per dire che nella vita le tragedie avvengono, ma non serve a niente rimanere a letto a piangere, bisogna andare avanti e questa era un’occasione meravigliosa per urlare al mondo intero che mia sorella vive e vivrà per sempre con me”.

Nel docufilm girato da Ambrogio Crespi (già autore di docu sulla terra dei fuochi, sul capitano Ultimo, su Tortora), didascalico, educativo, commovente, i filmini di una famiglia felice, viaggi, torte, vacanze, si mescolano alle immagini dei Tg, alle testimonianze di medici, genitori, amici, alle parole del padre, morto due anni fa “il gigante buono” che per tanti anni ha aiutato Giorgia a reagire.

Alle immagini di Alessandra, la ragazza morta in un incidente, e alle parole dei suoi genitori che donarono gli organi, il fegato che ha salvato Giorgia, “Vivo per me e per lei”. La sorella Carlotta legge una lettera du molti anni prima: “Ricordati che io sono sempre con te in ogni istante”. In sala tanti applausi e tante lacrime, ci sono studenti e un gruppo di boy scout.

C’è pure mamma Giovanna. Una storia così dolorosa da sembrare insopportabile, ma che Giorgia racconta pacata, solida, sorridente. Agli studenti dopo la proiezione dice: “Abbiate cura di splendere, di amarvi, perché se ci si ama non ci si fa del male e si tende a fare della propria vita un capolavoro”.

Ha fatto della sua vita una missione, Giorgia.

Per dire ai ragazzi di assumersi la responsabilità, quella di rischiare la vita.

“Quando realizzi che  ti sei rovinata l’esistenza con le tue stesse mani è difficile perdonarsi – spiega – sapevo che era una droga e che non dovevo farlo. Prima dell’intervento ho detto che avrei voluto tornare indietro, ma non si può. Mio padre mi ha insegnato a trasformare una esperienza negativa in positiva, perché io  mi stavo distruggendo nei sensi di colpa, nelle paurenel non accettare quello che mi succedeva: il dolore, i mesi in isolamento, le conseguenze del trapianto che porterò per sempre.

Per questo non mi stanco di raccontare quello che ho vissuto”. Di mostrare le cicatrici sul corpo, le rinunce, i farmaci.

“Per dare un senso al fatto che io abbia avuto una possibilità perché in questi 10 anni ho incontrato tante famiglie distrutte dalla droga. Parlo con i ragazzi e con i genitori che pensano che la droga sia una cosa che riguarda gli altri.

Io sono cresciuta in una famiglia in cui non mi è mancato nulla, ho avuto solo amore. Per tanti l’ecstasy è una pastiglietta per divertirsi, non si immagina che possa fare così tanti danni. Voglio far sapere quanto può essere pericolosa, anche una sola assunzione, che si può morire per mezza pasticca. Il proibizionismo non serve, gli adolescenti vogliono trasgredire.  Bisogna informarli.

Faccio questo tutti i giorni, ho un blog, una pagina facebook, sto scrivendo un secondo libro”

La tragedia di Carlotta, aggiunge, “mi ha destabilizzato, non credo al suicidio, le indagini proseguono e io mi affido totalmente agli inquirenti. Attendiamo, aspettiamo. Siamo devastate. Ma sono qui perché volevo dimostrare a tutte le persone che mi seguono, che credono in me, che non importa come cadi, ma come ti rialzi”.