GIANNI RUBAGOTTI: PARTIRE DA “ENZO TORTORA, UNA FERITA ITALIANA” DI AMBROGIO CRESPI PER CONTINUARE LA LOTTA CONTRO LA MALAGIUSTIZIA

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Di Dimitri Buffa – Gianni Rubagotti, libero professionista, e iscritto all’Associazione Radicale Enzo Tortora, era ieri tra coloro che si sono commossi di più alla proiezione del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi, tenuta a Castellanza in provincia di Varese nell’aula magna della LIUC (la Libera università Carlo Cattaneo). Per lui era la terza volta ma le emozioni sono rimaste le stesse, con tanto di commozione alla scena finale.

Il docufilm, prodotto dal Gruppo Datamedia, per la prima volta nella storia della formazione in Italia, ha dato diritto a ben tre crediti formativi per ciascuno degli avvocati che ha assistito alla visione. Come a dire che il docufilm di per sé aveva più valenza culturale di una dispensa universitaria di diritto penale. E d’altronde non poteva essere diversamente, anche per la qualità degli ospiti presenti nell’aula magna.

Uno per tutti Raffaele Della Valle, l’unico dei tre difensori di Enzo Tortora dell’epoca ancora tra noi, che ha a lungo parlato del proprio rapporto con Tortora nel dibattito seguito alla proiezione. Così Rubagotti ha accettato di parlarci delle proprie emozioni “radicali” alla vista del docufilm che per quanto lo riguarda è ormai alla terza proiezione.

Insomma, Rubagotti, anche dopo averlo visto tre volte il docufilm di Ambrogio Crespi è capace di suscitare ancora emozioni e smuovere le coscienze?

Non c’è dubbio. Sono andato con quella di ieri sera oramai a tre proiezioni del film su Tortora di Crespi, e nella scena finale l’occhio mio però continua a inumidirsi come la prima volta. Questo è un film che fa volere bene a Tortora come a un amico scomparso: perché è questo che alla fine è stato. Una brava persona che ha cercato di aiutare tutti noi ad avere un sistema giudiziario migliore e soprattutto un uomo, cosa tanto rara nel paese della doppia morale, con la schiena dritta, sempre pronto a perdere tutto per non perdere la sua dignità. Lasciatemi dire: quanto manca oggi all’Italia un Enzo Tortora!

tortora (1)È valsa la pena, allora, rivederlo…

Certo perché il merito del film di Crespi è quello che ogni proiezione diventa un’occasione di recuperare una memoria persa da questo paese, informare sullo stato attuale della giustizia e dare indicazioni su chi sta facendo cosa per continuare oggi la lotta di Tortora. Per far sapere che la sua battaglia non è sconfitta ma è ancora in corso.

A proposito di battaglie, lei da radicale so che è impegnato a far conoscere la situazione dello stato italiano alla vigilia dell’ultimatum della Cedu sulla sentenza Torreggiani. A che punto è la lotta?

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia a dare complessivamente 100.000 euro di risarcimento a 7 detenuti. Ma non si è fermata a questo: ci ha dato 12 mesi di tempo per rendere le nostre carceri compatibili con gli ordinamenti europei. Tutto questo non è avvenuto e adesso il tempo è scaduto abbondantemente.

Che conseguenze vede lei nell’immediato futuro?

Si parla tanto di debito pubblico e di spread ma è stato calcolato che se lo stato italiano non saprà dimostrare di aver imparato la lezione potrebbe essere costretto a risarcire i detenuti per oltre 150 milioni di euro. Quasi una voce di una finanziaria?

E quale è l’attuale situazione carceraria dopo le tante riforme mancate?

Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, ha espresso parecchi dubbi sul fatto che quello che è stato fatto sia sufficiente e ha detto una cosa molto grave: la sentenza Torreggiani non si soddisfa “torturando di meno” i detenuti ma facendo tornare nella legalità europea le nostre carceri. Ha inoltre presentato un dossier alla CEDU che non ha buone notizie sull’operato dei governi italiani degli ultimi mesi riguardo agli istituti di pena. Quindi ho forti dubbi che l’Italia abbia le carte in regola per passare questo esame.

Che iniziative terrà adesso l’Associazione Radicale Enzo Tortora per aiutare la gente a conoscere questi drammi italiani?

L’ Associazione che porta il nome della più famosa vittima della malagiustizia dell’età repubblicana ha promosso da tempo, da anni, iniziative per far conoscere la nostra richiesta di amnistia e di riforma della giustizia, tutte documentate sul nostro sito http://www.radicalimilano.it.

Per noi l’amnistia è una riforma strutturale perché può riportare in breve tempo il sistema giudiziario alla normalità europea liberando non solo le carceri ma anche la macchina giudiziaria oberata da milioni di processi, molti dei quali destinati alla prescrizione. Una prescrizione di classe perché più facilmente ottenibile da chi ha la capacità economica di avere una buona assistenza legale. Ricordo anche il nostro impegno per la raccolta di firme sui 6 referendum sulla giustizia.

Ma la politica di governo e di opposizione che fa?

Se Renzi e Grillo invece di voltare le spalle li avessero firmati quei sei referendum oggi saremmo alla vigilia della riforma della giustizia e invece per fare le loro riforme in Parlamento si sono ritrovati uniti poco tempo fa a votare contro la responsabilità dei magistrati, proprio la riforma a cui Tortora teneva di più.

 A proposito di ricorsi in Europa so che voi consegnate ai familiari dei detenuti i moduli per fare ricorso…

 Come Associazione Enzo Tortora ci stiamo impegnando a fornire ai familiari dei detenuti i moduli per poter ricorrere come Torreggiani alla CEDU: in realtà ora bisogna prima passare dal magistrato di sorveglianza ma non importa, se questo respinge l’istanza poi si va comunque davanti CEDU.

Dove li avete distribuiti questi moduli?

Fuori da San Vittore e dal Carcere di Opera. Ad esempio. E devo dire che compagne radicali come Barbara Bonvicini e Marina Milella si sono spesso alzate prima dell’alba per essere puntuali per essere lì in tempo per l’orario di visita. Faccio un appello: vogliamo fare questa iniziativa fuori da tutte le carceri lombarde ma ci serve aiuto: ci sono province come quella di Varese dove non abbiamo quasi nessun militante.

Perché sarebbe essenziale questa vostra opera di distribuzione moduli?

Se i tavoli dei magistrati di sorveglianza si riempissero di richieste di questo tipo la cosa potrebbe aiutare il governo a dare risposte più forti al problema.

Ha intenzione di partecipare o promuovere altre proiezioni del docufilm di Ambrogio Crespi su Enzo Tortora?

Non c’è dubbio. Ho già promosso con l’Associazione Paderno 7 on air di Paderno Dugnano sul cui blog (paderno7onair.it) sono spesso ospitato, la proiezione del film nella mia città. E dopo la proiezione l’assessore Andrea Tonello di Forza Italia mi ha promesso che se verrà confermato dalle elezioni l’attuale sindaco proietteranno il film di Crespi nelle scuole nelle ore di educazione civica. Per come ho conosciuto l’attuale giunta padernese di centrodestra non credo sia solo una promessa elettorale.

E poi?

Devo dire che mi ha fatto piacere anche che il Partito Democratico di Senago si sia informato presso di noi per fare una proiezione anche in quella città. E altre ce ne saranno di sicuro.

Può parlarmi infine di questa vostra associazione per il superamento del carcere come istituzione cardine del diritto penale?

È un progetto che ho in cantiere con Diego Mazzola un altro radicale milanese. E ci tengo moltissimo. Si tratta di un’associazione per il superamento dell’azione penale e del carcere come uniche risposte alla devianza.

Molto ambiziosa…

Sarebbe una rivoluzione copernicana del diritto penale, paragonabile forse solo a quello che ha tentato di fare Basaglia (fallendo) con gli ospedali psichiatrici. Ma di questo è ancora presto per parlare. Vorrei invece al termine di questa intervista e di questo spazio, per cui ringrazio Ambrogio Crespi, fare un appello all’iscrizione e alla militanza al Partito Radicale a tutti, anche a chi è iscritto a un altro partito. Il PR è da sessant’anni la nostra assicurazione contro la mala giustizia così come contro la mala politica e in genere contro la partitocrazia. Non va lasciato il peso di una battaglia tanto grande solo su un migliaio di persone, facciamola una telefonata allo 0668979243 e diamoci e datevi una mano a vivere in un paese migliore.

fonte: Data24News

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