GALAN E IL FILM SU TORTORA: “MULLER, PRENDILO AL FESTIVAL”

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Il presidente della Commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan, in una intervista a Il Tempo è tornato a parlare del docufilm rivolgendosi a Muller. Riporto di seguito il pezzo uscito domenica.

Galan e il film su Tortora «Müller, prendilo al festival»

Per il presidente della Commissione Cultura «La kermesse deve creare l’evento sul doc di Crespi»

Non si placa la polemica sul caso «Tortora, una ferita italiana», il documentario diretto da Ambrogio Crespi ed escluso dal Festival Internazionale del Film di Roma. I deputati Anzaldi e Gozi, del Pd, «hanno inviato una lettera ad Ambrogio Crespi regista del docufilm “Tortora, una ferita italiana”, dove chiedono di valutare l’opportunità di inviare immediatamente delle copie del film all’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati per permettere di visionare il docufilm – spiegano i due parlamentari in un comunicato – Sarebbe opportuno e urgente, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del portavoce della presidente Boldrini che ha dichiarato che la richiesta dei 28 deputati del Pd sarà esaminata dall’Ufficio di Presidenza di martedì».

A sottoscrivere l’appello si è aggiunto anche il senatore Lucio Barani: «Sottoscrivo in pieno l’appello dei Presidenti della Commissioni Cultura di Camera e Senato, onorevole Galan e senatore Marcucci, perché il film sul “caso Tortora” del regista Crespi venga trasmesso dalla Rai – ha detto in una nota – Questo è però il minimo, perché sulla scorta di quanto già avviato da Michele Anzaldi e Sandro Gozi affinché film venga trasmesso a Montecitorio, mi farò promotore al Senato di una petizione perché l’opera di Crespi venga presentata anche Palazzo Madama».

Le accuse fioccano pure da Francesca Scopelliti, ex senatrice e compagna di Tortora, convinta che la tv pubblica voglia «cacciarlo via anche da morto». Mentre la Rai replica, spiegando che «qualora il documentario venisse offerto, sarebbe lieta, dopo una attenta valutazione sulla qualità del prodotto, di acquisirne i relativi diritti tv». E il Festival di Roma ha subito aggiunto che «le opere di formato tv, in particolare quelle nello stile del reportage documentario, ancorché interessanti, non sono contemplate dal regolamento».

Il presidente della Commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan, non ha certo tardato a dire la sua e svela a “Il Tempo” le sue riflessioni a riguardo.

«Con il presidende della Commissione Cultura del Senato, Andrea Marcucci (Pd) abbiamo già diffuso una nota specificando che non è una decisione difficile da assumere: la presidente della Camera Laura Boldrini ed il direttore del Festival internazionale dei film di Roma, Marco Müller, consentano la visione del documentario di Ambrogio Crespi su Enzo Tortora. È una brutta pagina della storia italiana che merita di essere raccontata – spiega Galan – anche per le sue implicazioni con l’attualità. In particolare, il caso Tortora ricorda casi politici in casa Pdl e non ci può essere silenzio su determinate vicende. Il rifiuto ha bisogno di essere spiegato meglio. A me sembra un rifiuto politico più che cinematografico. Poteva scegliere tanti modi Müller per farlo vedere e, di sicuro, sarei più propenso per una larga visione del film nell’ambito del festival di Roma. Il sospetto che il veto sia più politico che tecnico si rafforza se il film non viene presentato nemmemo come evento in un fuori programma della kermesse. Le spiegazioni che finora sono state date (ovvero che il film si inserisce in un genere più televisivo o di reportage) mi sembrano un escamotage che rende poco credibile il tutto. Di fatto, il caso Tortora ha macchiato la storia giudiziaria italiana. Perché non darne visione? Perché boicottarlo? C’è sapore di veto politico, perché è una storia che tende a riscaldare le polemiche. D’altra parte, il festival di Roma potrebbe rendere omaggio a Tortora nei 25 anni dalla sua morte e 30 dal suo arresto. Non voglio alimentare polemiche con il festival di Roma, ma credo che una serata-evento che non contrasti con le scelte cinematografiche dei selezionatori si possa anche organizzare. Per dire se un film è bello o brutto va visto e va fatto vedere ai cittadini. Ad esempio, “Ultimo tango a Parigi” venne censurato per anni e adesso è un film di culto: questo la dice lunga sul costume cinematografico italiamo, al quale, prima di far vedere o accettare qualche film “scomodo”, serve tempo. Per questo, consiglio che il film di Crespi venga giudicato dai cittadini: sono loro che devono scegliere. Il cinena deve avere anche una funzione educativa, soprattutto per i giovani che del caso Tortora sanno poco o niente. Con questo veto sembra invece che non si voglia approfondire la tematica sulla giustizia, sembra si voglia far finta che il problema non sia esistito, mentre il nostro Paese aspetta da tempo quella riforma. Intanto, si è creato un caso che non si doveva creare: se la protesta è apartitica e trasversale (sia del Pd sia del Pdl) non si può pensare che tutti siano improvvisamente impazziti. E quando i cittadini lo vedranno la brutta figura la farà di sicuro il festival di Roma».

Fonte: Il Tempo

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