“Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi a Vibo Valentia

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Dal giornale Strill.it – Si è concluso con un lungo ed emozionante applauso, da parte del numeroso pubblico che ha assistito alla proiezione del toccante docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana”.Il film realizzato da Ambrogio Crespi è stato presentato lo scorso sabato in una gremita aula magna dell’Istituto di criminologia degli Studi di Vibo Valentia. L’importante proiezione è stata completata con un interessante tavola rotonda moderata da Fausto Malucchi, avvocato del foro di Pistoia, con la partecipazione di Elena Baldi, docente di Diritto Penale presso l’Istituto Italiano di Criminologia degli studi di Vibo Valentia, Ambrogio Crespi, regista, e Saverio Fortunato, rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia degli studi di Vibo Valentia.

Era il 17 giugno 1983, quando Enzo Tortora venne svegliato alle 4 del mattino dai Carabinieri all’Hotel Plaza di Roma ed arrestato con l’infamante e falsa accusa di essere uno spacciatore di stupefacenti e di appartenere alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Il documentario racconta le varie fasi di questa triste ed assurda vicenda che visse il giornalista e famoso conduttore del programma Portobello in onda sulla RAI, protagonista di un clamoroso errore giudiziario dell’Italia dei nostri tempi. Tortora, morto a 59 anni, per tutto questo fu costretto a vivere sette mesi in carcere e molti altri ai domiciliari, conducendo per quattro anni una battaglia giudiziaria per dimostrare la sua innocenza. Ambrogio Crespi, che per questo film ha ricevuto numerosi premi in tutta Europa, ha dichiarato: “che ha  avuto il merito di riaccendere i riflettori su <<una ferita>> ancora aperta nella opinione pubblica italiana e di avviare una riflessione sul sistema delle garanzie in una chiave propositiva e mai disfattista”. I relatori hanno ripercorso i cambiamenti del sistema processuale e dibattimentale da quel lontano 1983 e quanti casi “Tortora” ancora oggi ci sono. Ma quanti anni ancora dovrà aspettare la giustizia italiana ed il sistema carcerario affinchè possa avere una riforma degna di un Paese moderno e civile. Il professore Saverio Fortunato, rettore dell’Istituto vibonese che tiene un frequentato corso di laurea in “Mediazione Linguistica indirizzo Criminologia e Intelligence”, chiamato a trarre le conclusioni sull’interessante giornata studio, ha voluto ricordare quelle fase del nostro Paese e si è soffermato “sugli ingenti costi che, ancora oggi, lo Stato è chiamato a corrispondere per via dell’ingiusta detenzione”.

Inoltre, il noto criminologo vibonese, ha anticipato che questa giornata avrà un proseguo con la testimonianza di Francesca Scopelliti, moglie di Enzo Tortora, giornalista e già senatore della Repubblica.

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