DELLA VALLE: IL TORTORA DI AMBROGIO CRESPI? COMMOVENTE E CORAGGIOSO

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Dopo la proiezione  di “Enzo Tortora, una ferita italiana” di ieri sera a Monza, l’avvocato Raffaele Della Valle ha rilasciato una bella intervista a Italia-24News che riporto di seguito.

 “Ieri ho rivissuto la tragedia della condanna e della vicenda giudiziaria di Tortora in prima persona proprio, ho rivissuto ancora una volta quegli anni e quei momenti e questo sta a significare che la rappresentazione era conforme alla realtà che abbiamo vissuto”. Così Raffaele Della Valle, legale difensore di Enzo Tortora, racconta a Italia-24News le sue impressioni all’indomani della proiezione del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” a Monza. Proiezione alla quale è intervenuto assieme al sindaco Roberto Scanagatti e al regista, Ambrogio Crespi, al quale l’avvocato rende il merito di aver saputo realizzare una pellicola coraggiosa.

Avvocato, ieri a Monza lei ha visto il docufilm di Ambrogio Crespi per la prima volta…

Sì, e l’ho trovato un film assolutamente positivo, perché nella ricostruzione dei fatti è molto puntuale e molto fedele. Riesce a restituire, anche dal punto di vista del pathos, il clima in cui hanno vissuto i protagonisti della vicenda, in primis Tortora evidentemente, e poi noi difensori. Ci sono dei passaggi e dei momenti estremamente commoventi e io stesso mi sono commosso. L’evocazione del ricordo è forte e veritiera.

enzo tortora a monzaAl film è stato più volte attribuito il merito di far parlare di nuovo Tortora.

Dalle immagini e dalla ricostruzione traspare con molta efficacia il dolore che ha sofferto Tortora. Una ricostruzione che mi è piaciuta molto e di cui ho apprezzato anche il dinamismo: il racconto per come è articolato non abbassa mai né la tensione né l’attenzione; è ben congeniato e via via che gli interlocutori parlano, sembrano essere tutti intorno a un tavolo e seguire un filo logico. Ma questo non è il solo merito del film.

Qual è l’aspetto che ha apprezzato di più?

Quello di Ambrogio Crespi è un film coraggioso, ma è importante sottolineare che non è una condanna alle istituzioni, ma ai singoli personaggi che in qualche maniera hanno avuto a che fare con questa vicenda. Il messaggio non è negativo nei confronti della magistratura, è una acuta riflessione su come i singoli magistrati possono sbagliare; c’è, inoltre, una forte autocritica anche dal punto di vista giornalistico nei confronti di quanti hanno optato subito per la tesi accusatoria contribuendo a fornire una immagine distorta della realtà.

Del caso Tortora emerge un ritratto completo.

Certo, anche la carriera politica di Enzo è stata tratteggiata con molta precisione ed è stato evidenziato quello che poi è stato il messaggio che ha lasciato alle nuove generazioni, un messaggio di fiducia nella giustizia, nel momento in cui rinuncia all’immunità parlamentare per affrontare il secondo grado di giudizio. Non è fuggito, non si è mai nascosto, ha sempre insistito per lo svolgimento del processo.

Un messaggio positivo e di fiducia.

Esatto, il messaggio è che la giustizia non è né di destra né di sinistra la giustizia è per la collettività, è di tutti. Per questo il film dovrebbe essere proiettato a prescindere dalle posizioni politiche, come testimonianza dell’impegno di un uomo di cultura civiltà che ci ha rimesso la vita per il bene della giustizia. Come emerge anche nel docufilm non è una critica indiscriminata alla giustizia, ma un rivendicare le prerogative, le autonomie, le professionalità della magistratura, affinché possa presidiare un autentico stato di diritto. Sarebbe opportuno coinvolgere le università perché da questa storia si possono capire gli errori fatti dagli inquirenti ed evitarli in futuro.

A che punto siamo oggi sul fronte della giustizia?

Oggi, proprio perché è radicata la cultura del sospetto e non della garanzia e della presunzione di colpevolezza, talvolta i magistrati possono sbagliare e ancora si incappa nella problematica del connubio tra stampa e inquirenti. Anche questo è un grosso problema tratteggiato nel film che ha il merito di evidenziare alcune problematiche vere allora come oggi e di cui la società si deve occupare: il dibattito sulla necessità della custodia cautelare; l’affollamento delle carceri; il rispetto del segreto investigativo; il rapporto mediatico con gli uffici del pubblico ministero. Sono tutti problemi che attendono ancora una risposta ferma e decisa e per questo quello di Crespi è un film di grande attualità.

 

 

 

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