ANDREA ORLANDO E IL CAOS DELLE PROPOSTE ALL’EUROPA SULLE PRIGIONI ITALIANE

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“I DON’T DREAM AT NIGHT, I DREAM AT DAY, I DREAM ALL DAY; I’M DREAMING FOR A LIVING.” - Steven Spielberg

Di Dimitri Buffa – Oggi e domani il pur bravo ministro guardasigilli Andrea Orlando sarà in Europa per difendere le ragioni dell’Italia in materia di giustizia e carceri sovraffollate davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La stessa che da tempo minaccia sanzioni pecuniarie e di immagine, esemplari, ai nostri danni se entro il 28 maggio non porteremo qualche risultato in materia di decongestionamento dei nostri penitenziari.

Con tutto il rispetto però, Andrea Orlando a Strasburgo potrà portare solo la figuraccia del piano trapelato oggi su “Repubblica”, “Corriere” e “Messaggero” e smentito di buon mattino da una nota di via Arenula che si arrampica sugli specchi parlando di “ipotesi allo studio”.

La solita cosa all’italiana che uno non si attende da un bravo garantista come Orlando. Magari da qualche suo ormai lontano predecessore invece…

carceriNon basta: a parte che il piano smentito era una sorta di ripetizione della inefficace legge Pinto, con la quale abbiamo preferito pagare in Italia chi si lamentava della durata eccessiva dei processi civili (con il risultato però di avere creato liste di attesa lunghissime per i pagamenti da parte di via Arenula attraverso le sedi delle varie corti di appello) con in più la novità dello sconto del 20 per cento della pena per chi ne avesse passato una buona parte in queste condizioni (cioè tutti i detenuti italiani, tranne quelli a 41 bis che oltretutto sono gli unici a stare in celle singole, ndr), va anche detto che il piano carceri in sé, a leggere cosa ne ha scritto il “Fatto quotidiano” un paio di giorni fa, sarebbe sostanzialmente fallito. Con contorno di sprechi di denaro pubblico (486 milioni di euro) e di future inchieste per passate ruberie.

Un panorama da incubo che non solo legittima la prosecuzione dello sciopero della fame a oltranza condotto da Rita Bernardini, segretaria di radicali italiani, e da Irene Testa, presidente dell’associazione radicale “Il detenuto ignoto”, che sono convinte che la situazione attuale può essere risolta solo attraverso l’indulto e “l’amnistia per la repubblica”. Ma anche il più forte scetticismo tanto degli esponenti europei della Cedu, quanto di tutti i commentatori italiani del settore giustizia.

Come appaiono lontane oggi le riforme della giustizia che già quasi trenta ani fa si tentò di introdurre con il referendum Tortora sulla responsabilità civile del magistrato, istituto cui in una nota “intemerata” scritta per il “Foglio” il 9 aprile 2010, lo stesso Orlando, allora responsabile giustizia del Pd di Walter Veltroni, si diceva favorevole.

A tale proposito al neo ministro, alla presa con tutte queste difficoltà, anche di immagine dell’Italia, ci permetteremmo di dare due suggerimenti: il primo è di guardarsi il docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” del regista Ambrogio Crespi (prodotto dal Gruppo Datamedia e recentemente proiettato alla Camera dei Deputati e al Parlamento europeo) così potrà constatare come da allora a oggi i problemi di malagiustizia e di trattamenti carcerari sono, se possibile, persino peggiorati, e poi di andare su internet sul sito errorigiudiziari.com del duo giornalistico Valentino Maimone e Bendetto Lattanzi, dove ritroverà i dati in precedenza “nascosti” dal suo stesso ministero che parlano di 50 mila errori giudiziari in 25 anni. Che significa duemila l’anno e quindi circa cinque o sei al giorno.

Da questi bagni di realtà e di emozioni cinematografiche occorre ripartire per capire che la pratica “carceri” con la Cedu non è di quelle che si possono risolvere con la burocrazia.

Ministro Orlando confidiamo in Lei. E già che c’è dia anche uno sguardo ai sondaggi  espressi da Ipsos, Lorien Consulting e Ipr Marketing in occasione del messaggio inviato dal presidente Napolitano alle Camere: se l’istituto diretto da Nando Pagnoncelli trovava il 53% degli intervistati in accordo con l’iniziativa del Presidente, per Lorien Consulting a favore del provvedimento di clemenza era il 46% a fronte di un 44% di Ipr Marketing. Questi dati indicano come, rispetto al problema carceri, e a soluzioni come amnistia e indulto, anche l’opinione pubblica stia cambiando “verso” e le opinioni. Per dirla con il suo premier di cui lei farebbe bene a prendere esempio in materia di assunzione di responsabilità.

sondaggi a confronto carceri

 

Fonte: Italia-24News

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